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Abstract
Teatri e ville, palazzi e centri direzionali, chiese e memoriali, la progettazione del maestro brasiliano ha toccato molti campi d'indagine e con il suo linguaggio architettonico ha impreziosito paesaggi vicini e lontani a quelli della nativa Rio. La sfaccettata e vasta produzione, scaturiva da una personalità a tutto tondo ove l'interesse per l'architettura, la composizione e la creazione di spazi mai banali era affiancata ed innervata da una fortissima componente umana. Niemeyer fu prima di tutto un cittadino, un amico, un padre, un architetto che avvalorava in primis la comunità e i rapporti sociali che in essa si avvicendano.
L'architettura rappresenta sempre la situazione storica in cui nasce, un insieme di rapporti sociali. Può sia sottolineare le discriminazioni tra gli uomini che aprire il loro spirito (Petit, 1996, 51).
Da queste poche parole si può notare come sia volontà dell'architetto creare una serie di relazioni tra l'uomo e il luogo che lo circonda e lo ospita. Progettare per Niemeyer significa donare al cittadino, al visitatore o allo spettatore una percezione, uno stato d'animo. Le sue architetture devono suscitare una sensazione:
Ho sempre voluto superare la contraddizione che esiste tra la forma, la tecnica e la funzione, per andare verso soluzioni inaspettate e armoniose (Petit, 1996, 49).
Quando si cammina accanto ad una sua architettura immediatamente la nostra attenzione si fa più viva. I volumi ci parlano, le semplici forme geometriche catturano la nostra attenzione poiché ospitate da qualche singolarità: una rampa, delle aperture particolari, la forma, il modo in cui la luce si riflette sulle varie superfici. Gli edifici di Oscar Niemeyer emozionano: Paul Andreas descrivendo la percezione che si ha dalla vetrata del Museo di Arte Contemporanea a Niterói parla di «an intoxicating panoramic view out over the craggy coastline» (Andreas, 2003, 78). (figg. 1-3)
I progetti per i Musei di Arte Contemporanea a Niterói e Caracas, l'Auditorium a Ravello e gli edifici governativi a Brasilia mostrano bene come le architetture del maestro, osservate da lontano, vogliano dissimulare il loro peso, mostrarsi leggere. I volumi risultano posati al suolo con estrema grazia e ciò è reso possibile grazie ad un approfondito studio sul tema della parte basamentale e dell'attacco a terra. Anche nel caso di orografie fortemente inclinate, essi si trovano in un perfetto equilibrio, si adagiano con grazia sul terreno, il suolo sorregge gli edifici senza alcuno sforzo apparente. (fig.4)
La Casa das Canoas e l'Auditório Ibirapuera costituiscono efficaci esempi per il secondo spunto di riflessione, lo spazio esterno percepito dall'interno dell'edificio. La villa non si cinta di schermi opachi per le chiusure verticali, quasi tutte le superfici sono vetrate e permettono la vista all'esterno. Immediatamente la lussureggiante vegetazione si pone come schermo alla vista ed il suo colore e le sue forme ritornano proiettate idealmente sui vetri, decorandoli con un'incredibile varietà di forme. Anche nell'Auditório del parco Ibirapuera il contatto con l'esterno e la natura è diretto: aprendo il portale posto a sfondo del palco si mostra agli spettatori una nuova scenografia, una quinta verde sul giardino, uno scorcio magico inaspettato nella densa San Paolo. (figg. 5, 6)
Niemeyer è in grado di declinare il rapporto interno-esterno anche portando la natura all'interno del recinto della stessa architettura. Nella Casa das Canoas al centro del soggiorno e come ganglio della stessa villa è presente una roccia in granito; essa si trovava nel mezzo dell'area di progetto e divenne centrale nello sviluppo compositivo dell'abitazione. A Niterói, invece, al di sotto della sala espositiva, la colonna strutturale principale è circondata e si eleva nel mezzo di una vasca d'acqua. Quando si giunge sul luogo, grazie ad un gioco ottico, l'area di progetto e la baia sembrano congiungersi: lo specchio d'acqua riflette in modo magistrale la luce solare e non appaiono discontinuità visive con l'oceano che più in basso incornicia l'orizzonte. (fig. 7)
Un quarto sistema relazionale può essere individuato come se le proiezioni del costruito si tracciassero anche al di là dell'area di progetto, creando una tensione attrattiva nelle immediate vicinanze. È così all'esterno dell'Auditório Ibirapuera dove le uscite pedonali sembra che artiglino il terreno circostante.
Questa particolare sensibilità rivolta in fase di progettazione all'ambiente circostante è stata un punto centrale nella produzione architettonica del brasiliano e spesso si è avvalorata dei consigli e della consulenza dell'architetto e paesaggista Roberto Burle Marx, suo connazionale.
Un quinto spunto per comprendere meglio i rapporti tra edificio e spazio aperto scaturisce considerando il contesto urbano. Due casi esemplificativi e opposti fra loro per gli effetti percettivi suscitati sono il COPAN a San Paolo e le realizzazioni a Brasilia. Nel primo caso Niemeyer si trova a progettare in uno spazio urbano estremamente denso e omologato, ecco quindi superare la sfida progettuale lavorando su dimensione e forma, studiando la percezione che l'edificio avrebbe potuto suscitare e volendo predominare gentilmente sull'intorno cittadino. A Brasilia, invece, l'intorno urbano è agli antipodi, caratterizzato da spazi assai dilatati. All'interno di questo caso urbano atipico, Niemeyer realizza grandi opere che per dimensioni e forma spingono a legare idealmente le semplici geometrie in un unicum spaziale. In una scala iper-urbana le sue opere susciteranno un sistema di tensioni percettive che, come un ordine gigante, aiuteranno e indirizzeranno nella percezione dello spazio. È tramite gli edifici e questa immaginaria maglia percettiva che la scala umana, seppur con qualche difficoltà, potrà entrare in relazione con quella della pianificazione. (fig.8)
Agli inizi della carriere Niemeyer è formato, oltre agli insegnamenti diretti di Lúcio Costa, confrontandosi anche con una delle figure più prestigiose del dibattito architettonico internazionale di quegli anni, Le Corbusier. È indubbio che la tematica della Promenade architecturale è stata per lui centrale e, una volta assimilata la lezione, la restituì in maniera magistrale.
Per raggiungere la sala delle esposizioni del Museo d'Arte Contemporanea a Niterói i visitatori sono coinvolti in un percorso d'accesso ascendente e spiraliforme. Il tempo impiegato per la percorrenza della rampa permette allo spettatore la vista sul panorama e scandisce la sequenza di avvicinamento al volume architettonico vero e proprio. Al Museo Nazionale Honestino Guimarães a Brasilia i visitatori sono coinvolti in un percorso museale esperienziale tramite l'adozione di una passerella a sbalzo. Questa mensola pedonabile permette infatti di uscire da un punto a mezza altezza dell'edificio e di rientrare al suo interno dopo qualche decina di metri di promenade a cielo aperto. La passeggiata esterna permette al visitatore di relazionarsi con lo spazio aperto circostante e di concentrarsi sull'architettura stessa, osservandola da un punto tutt'altro che usuale. (figg. 9, 10)
La Promenade architecturale diviene centrale nell'ottica di far conoscere con meraviglia un edificio. Quale mezzo migliore se non un percorso percettivo di scoperta, curiosità e attrazione? La rampa d'accesso elicoidale a Niterói così come quella a sbalzo nel Museo Guimarães lavorano proprio in questa direzione: sono casi che evidenziano l'attitudine giocosa alla sorpresa, alla conoscenza tramite l'inaspettato.
Sono per le cose nuove e belle, la cui audacia e il cui spirito creativo possano sorprendere e commuovere (Petit, 1996, 61). (fig. 2)
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Giacomo Kihlgren (1986) è assistente di Storia dell'Architettura Contemporanea al Politecnico di Milano.