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Elena Re Dionigi
Le due valli, Necropoli simbolica Šlobodište, Kruševac (Serbia, 1960-65)
A 88 anni, il 18 giugno 2010 Bogdan Bogdanović ha lasciato Vienna, cittŕ in cui si trovava esiliato dal 1993. Nato e vissuto a Belgrado egli dichiarň che “vivere in queste cittŕ vuol dire abitare lungo la stessa strada − il Danubio − abbiamo solo cambiato il numero civico di tanto in tanto.” (1) La sua instancabile volontŕ di elaborare nuove versioni dei memoriali (2) che costellavano la sua Terra, sviscerando i temi compositivi che li caratterizzavano, prova il profondo legame che lo univa ad essa. Costituendo quasi interamente la sua produzione architettonica, queste opere configurano un vero e proprio compendio dell'architettura memoriale.
Amava ricordare un incontro fortuito avvenuto a Vienna con una donna orgogliosa di essere stata concepita nell'Acro-Necropoli di Mostar (Bosnia- Erzegovina, 1959- 65). Questo provava la feconditŕ sociale della sua architettura costruita come altre in memoria degli eccidi e delle battaglie partigiane, ma con la valenza di instillare una carica creatrice in grado di far risorgere l'Uomo.
Memoriali alla vita nei quali l'atto di fiducia nel genere umano č dato dal rapporto primordiale con la Madre Terra. Opere intese come costruzioni di “altre cittŕ”, necropoli immaginarie dedicate principalmente ai vivi spesso collocate nei pressi di parchi urbani, colline e corsi d'acqua. Le funzioni simboliche attribuite alla sacralitŕ del bosco, alla capacitŕ purificatrice dell'acqua e alle forze della natura caratteristiche dell'animismo slavo, determinavano la sapiente scelta localizzativa. Inoltre, la modellazione e la piegatura del terreno inteso come materiale costruttivo, enfatizzava la poeticitŕ dell'inserimento.
La Necropoli simbolica di Šlobodište a Kruševac (Serbia, 1960-65) e il Parco memoriale di Sremska Mitrovica (Serbia, 1959-60), entrano a far parte della complessitŕ dell'insediamento umano. Vissuti come parti di cittŕ, essi non risultano essere segregati rispetto alla vita ma si aprono ad essa accogliendo e avvolgendo l'Uomo, favorendone il raccoglimento. La percezione viene orchestrata attraverso dolci piegature del terreno, modellazioni sinuose dei recinti, che contengono l'opera e incisioni simboliche degli elementi lapidei.
Attraverso lo studio dei meccanismi compositivi, il sapiente uso delle tessiture materiche e l'attenta messa in scena del percorso rituale l'Uomo accede ad un livello piů alto di coscienza, lasciando alle spalle il tempo ordinario, che continua a scorrere all'esterno.
Tutto questo č reso possibile della trama del racconto, tessuta attraverso l'individuazione dei temi compositivi (Recinto, Porta, Strada e Soste meditative) che ne diventano i “personaggi”. L'inserimento nella costruzione architettonico-letteraria di elementi simbolici derivanti dai sostrati mitologici della cultura slava, dai continui studi sulla cittŕ (3)- sia essa esistente o mitica- e dalle influenze artistiche surrealiste, permette a Bogdanović di elaborare un linguaggio ricco, unico e lontano dal suo tempo. Le chiavi interpretative date dall'autore favoriscono un disvelamento graduale e personale dell'opera, senza volerne predeterminare l'esito psicologico.
Bogdanović lasciando Vienna, lascia anche Belgrado, Sremska Mitrovica, Mostar, Jasenovac, Kruševac, Kosovska Mitrovica, Prilep, Leskovac, Knjazevac, Štip, Bihać, Čačak, Bela Crkva, Travnik, Ivangrad, Vlasotince, Labin, Vukovar, Vrnjacka Banja: luoghi in cui ha tentato di erigere un nuovo modo di vedere la societŕ e l'Uomo subendo a volte, la cattiva interpretazione dell'alto valore pedagogico che tentava di trasmettere.
Elena Re Dionigi
Dottore di Ricerca in Composizione Architettonica all'Universitŕ IUAV di Venezia
(1) Cit. Intervista di Miroslav Marcelli a Bogdan Bogdanović, (1 gennaio 2004). La Scenografia dei nostri giorni. Eurozine.
(2) Come testimonia il prezioso archivio dell'ArchitekturZentrum di Vienna.
(3) Cfr. Bogdan Bogdanović (1993). Die Stadt un der Tod. Essays. Klagenfurt- Salzburg: Wieser Verlag.
Bogdan Bogdanović (marzo 1975). Symbols in the city and the city as a symbol. Ekistics, 232, 140-146.
Bogdan Bogdanović (1997). Die Stadt un die Zukunft. Essays. Klagenfurt- Salzburg: Wieser Verlag.
Bogdan Bogdanović (1997). Der Verdamnte Baumeister. Erinnerungen. Wien: Paul Zsolnay.