A cento anni dalla nascita un convegno itinerante, che coinvolgerà sei atenei italiani e stranieri, torna a discutere sulla controversa figura di Saverio Muratori: un maestro dell’architettura del XX secolo?
A vent’anni dal grande convegno internazionale (Modena 1991) che, per la prima volta, vedeva la cultura architettonica contemporanea concentrarsi attorno alla vasta e complessa esperienza dell’architetto modenese (esperienza raccolta in una mostra “Saverio Muratori architetto, il pensiero e l’opera”) ancora numerosi appaiono i nodi da sciogliere: “bisogna togliere Muratori ai muratoriani” affermava, allora, Manfredo Tafuri, ribadendo la necessità urgente di consegnare Muratori alla storia non per obliarne la memoria ma, al contrario, per consolidarla e metterla a disposizione della cultura architettonica. Saverio Muratori come uomo del suo tempo, dunque, figlio geniale e controverso di quella cultura moderna che, a cavallo del Secondo Conflitto Mondiale, si è trovata a confrontarsi con una crisi civile senza precedenti, punto di non ritorno e insieme fondamento dinamico di una nuova società per il XX secolo. Saverio Muratori come erede, insieme a molti suoi contemporanei, dei drammi e delle euforie del Novecento, di quel “secolo breve” che vedrà la “fine della storia” e l’inizio di una nuova narrazione, una nuova “storia” dalle infinite possibilità apparenti. Architetto, storico, docente universitario Muratori ha fondato una metodologia per lo studio ed il progetto dell’architettura e della città. Da giovane protagonista della cultura modernista italiana a cavallo tra le due guerre, a suo critico spietato sin dai primi anni Cinquanta: “Ho dovuto compiere notevolissima fatica per togliermi di dosso i luoghi comuni acquisiti come figlio del giovanile velleitarismo moderno; ho impiegato tutta l’esperienza dai venti ai quarant’anni per individuare i problemi non risolti della cultura attuale; dai quarant’anni in poi, con lo studio del tessuto urbano di Venezia e di Roma, sono giunto a comprendere le leggi della tipicità delle forme urbane e della ciclicità del mondo della città, come di quella dell’uomo; ho impiegato altri dieci anni di lavoro sul quesito del territorio e infine ho affrontato il problema dell’autocoscienza, cioè dell’avventura della civiltà”. Un vero e proprio “testamento” che trova puntuale conferma nella sua intensa attività progettuale. Dalle importanti esperienze pre-belliche a fianco di L.Quaroni, F.Fariello, E.Tedeschi, M.De Renzi ed altri, ai progetti veneziani per le Barene di San Giuliano, fino alle importanti realizzazioni dei quartieri INA-CASA a Roma degli anni Cinquanta, al Palazzo Sturzo, alla Chiesa di San Giovanni a Pisa, al Palazzo dell’Enpas a Bologna, si evidenzia una ricerca che affianca e sostanzia tutta la sua speculazione teorica, sviluppando una complessa weltanshauung che segnerà l’ultima fase della sua vita e influenzerà profondamente tutta la sua “scuola”. Saverio Muratori come figura completa, totale e controversa del XX secolo, ma perché un maestro? E’ questo forse il vero tema latente di questa serie di convegni a cento anni dalla nascita. Le tematiche introdotte, per la prima volta, da Muratori, il suo costante riferimento ai temi etici della società e dell’architettura, la scoperta della “morfologia urbana” come specchio civile e dinamico della storia dell’uomo sulla terra, l’idea di territorio come “bene finito”, da conservare e valorizzare attraverso la sua trasformazione consapevole (il “restauro ambientale”), anticipano con sorprendente lucidità alcuni dei quesiti e delle situazioni centrali dell’architettura e della società del XXI secolo. E’ in questa sua molteplicità di visioni che sta’, forse, la sua eredità più significativa. Una molteplicità non frammentaria fatta da percorsi di ricerca spesso intersecantisi l’uno con l’altro, spesso in apparente “fuori sincrono” nei confronti di certa quotidianità culturale, sempre però dinamici nella loro capacità di guardare oltre, di aprire scenari possibili, di creare opportunità di confronto e di scontro (come solo le cose “vere” possono fare) eppure sostenuti da una grande consapevolezza etica e critica. Saverio Muratori, dunque, protagonista diretto e indiretto della cultura architettonica italiana del secondo dopoguerra, di cui ha contribuito a definire temi, valori, identità, come solo un “maestro” può fare.
Marco Maretto
Docente a contratto presso la Facoltà di Architettura di Parma