GARATTI - GOTTARDI - PORRO
Dal paesaggio del Country Club alle Scuole Nazionali d'Arte dell'Avana
Coordinatore: Davide Guido
Curatori: Patricia Baroni, Davide Guido, Claudio Pavesi
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Scuola di Arti Plastiche di Ricardo Porro - Fonte: Paolo Gasparini |
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Nel corso della storia dell’architettura moderna ricorrono sovente casi che identificano particolari periodi definiti di crisi: “Crisi è la rottura – rivoluzione – , cioè il momento di discontinuità dovuto all’influenza di fattori nuovi” (Ernesto N. Rogers, “Continuità”, 1954). Tra questi è possibile collocare le Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana. Volute da Fidel Castro subito dopo l’affermazione della Rivoluzione cubana e destinate alla formazione artistica dei giovani del Terzo Mondo, le Scuole vengono realizzate nello straordinario sito del Country Golf Club di Cubanacan, tra il 1961 e il 1965, dall’architetto cubano Ricardo Porro (n. 1925, autore della Scuola di Danza Moderna e della Scuola di Arti Plastiche) e dagli architetti italiani Vittorio Garatti (n. 1927, autore della Scuola di Balletto e della Scuola di Musica) e Roberto Gottardi (n. 1927, autore della Scuola di Arte Drammatica).
Una vicenda generazionale, questa che vede protagonisti i tre autori delle Scuole, “trasgressiva” dei limiti di un internazionalismo architettonico supposto univoco e unificante, che convalida il presentimento di Rogers circa l’allora imminente svolta dell’architettura moderna verso quella pregnanza formale che, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, si sarebbe verificata in alcuni particolari contesti ad economia arretrata: quali per esempio l’Italia della ricostruzione post-bellica e il Sudamerica del nascente sviluppo capitalista.
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Scuola di Danza Moderna di Ricardo Porro - Fonte: Paolo Gasparini |
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Con le Scuole d’Arte “si portò avanti una sperimentazione intensa, quasi affannata, di invenzione di spazi e forme […], in un approccio che rifiutava la concezione lineare, astrattamente geometrica di un mondo ordinato da una supposta razionalità […], per affondare il suo realismo nella complessità di relazioni scaturite da una società in piena esplosione delle sue contraddizioni” (Sergio Baroni, “Rapporto dall’Avana”, 1992).
Pur ricevendo da subito l’attenzione della più attenta storiografia latinoamericana ed europea (in particolare in Italia, l’interesse critico di Paolo Portoghesi, di Bruno Zevi e di Guido Canella), le Scuole d’Arte negli anni successivi vengono sostanzialmente dimenticate.
All’inizio degli anni Novanta un ritrovato interesse critico cubano (maturato di pari passo con un crescente interesse critico italiano), ne riscatta le sorti storiografiche. Risale al 1992 l’articolo di Sergio Baroni “Rapporto dall’Avana”, apparso sulla nuova serie della rivista internazionale di architettura “Zodiac” (diretta da Guido Canella), che segna un’inversione di tendenza, ponendosi come riferimento per ogni approfondimento futuro. Il rinnovato interesse critico da lì a poco trova eco negli Stati Uniti con la pubblicazione nel 1999 di un’ampia monografia sulla costruzione delle Scuole d’Arte, curata dallo storico americano dell’architettura John A. Loomis.
Una precisa linea di studio, avviata più di quarant’anni fa da Guido Canella alla Facoltà di Architettura di Milano, che recentemente ha trovato un ulteriore sviluppo nella ricerca di dottorato dal titolo “Continenti formali dell’opera di Ricardo Porro” (tesi di dottorato di Davide Guido, relatore: prof. Guido Canella, correlatore: prof. Enrico Bordogna).
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Scuola di Balletto di Vittorio Garatti - Fonte: Paolo Gasparini |
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La mostra si propone di ripercorrere gli studi e le ricerche fin qui intrapresi, al fine di “raccontare”, anche attraverso la viva testimonianza dei suoi autori, la straordinaria impresa della costruzione delle Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana.
Oggi che le Scuole sono oggetto di ricerche in diverse facoltà di architettura italiane e estere, la mostra sembra essere l’occasione per approfondire gli studi compiuti e per confrontarli con il racconto in prima persona dei progettisti.
Una “mostra laboratorio”, concepita, dunque, come un racconto architettonico presente, oltre che come testimonianza storica, che vedrà anche il contributo di figure del mondo accademico e di ricercatori che nel corso degli anni hanno studiato il progetto delle Scuole d’Arte.
Grazie ad opportuni approfondimenti monografici, si vorrà di-mostrare il progetto delle Scuole come un progetto di “pubblico paesaggio” che condensa il passato e il futuro dell’intera parabola artistica-genarazionale dei tre autori, e il cui fine, fondato teoricamente e progettualmente nel contesto, in senso etico, contempla l’assunzione della città nel suo insieme di organismo e di paesaggio etnico.