JOHN HEJDUK
Il disvelarsi del paesaggio
Coordinatore: Francesco Semerani
Curatori: Maria Rita Baragiotta, Francesco Semerani
“…ho ricostruito molto: e ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di passato, coglierne lo spirito e modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti.” ¹
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Wall House 3 Masque of Meduse |
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Hejduk sosteneva che ciascuno di noi è libero di produrre, leggere ed interpretare il suo lavoro attraverso la memoria, la preoccupazione e l'idea di se stessi, creando così “other soundings”.
Per questo, tra gli ambiti della sua ricerca compositiva, predominano l'architettura come atto sociale, il muro, la casa dell'uomo, la chiesa, passaggi e trasformazioni fino all'esperienza della città.
Per Hejduk l'architettura combinava questioni poetiche e pragmatiche con quelle dello spazio, dello spirito e della funzione.
Dopo l’esperienza con i Five, con i quali è invitato alla mostra “l’architettura razionale” alla Triennale di Milano (1973), Hejduk risponde, nei progetti presentati alle successive Biennali di Venezia, ad una lettura morfologica e apparentemente oggettiva della città, (tema di dibattito internazionale a seguito della pubblicazione delle teorie rossiane). Egli definisce un nuovo paesaggio urbano, in cui, applicando quella rivoluzione copernicana che dal movimento cubista era stata applicata alle altre arti, egli ci mostra non la città come essa appare ma come essa è, nella sua essenza, estraendola dalla memoria. Ogni elemento oggettivo, forma, forma organizzata rimanda a segni sostitutividi significati personali, allusivi di memoria, cultura, impegno. Come Aldo Rossi scrive nell’Autobiografia Scientifica: “quando ci si occupa di oggetti (e di luoghi), ci si occupa soprattutto dei propri e degli altrui ricordi”
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13 watchtowers Masque of Meduse |
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Nelle opere come la trilogia veneziana, è l'elemento narrativo ad essere usato per mettere in discussione il programma solamente funzionale, mettendone così in evidenza le potenziali “affezioni” poetiche. Questi oggetti architettonici nomadi agiscono come singolarità, eccezionali dispositivi che, una volta collegati ad altri corpi, formano una complessa matrice teatrale che è soprattutto architettonica, è lo spazio dell’evento di un nuovo programma architettonico.
Il modo in cui questo programma è verificato è il modo in cui questi corpi mobili riescono a costruire, per mezzo dell’evento della loro distribuzione, i territori di uno spazio urbano.
Il sito non è dato come un luogo a priori, bensì costruito come un evento che accade nel tempo. Il sito è la struttura che permette il procedimento narrativo.
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13 watchtowers Masque of Meduse |
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Dai siti astratti dei primi lavori ai successivi programmi narrativi, Hejduk replica il movimento compiuto nell'attraversare il muro delle wall houses.
Queste sono, infatti, il primo momento di questa estroversione: corpi i cui movimenti si vanno rivolgendo sempre più verso l’esterno man mano che Hejduk li trasporta nelle opere successive e in altre narrazioni.
Il progetto diventa per Hejduk ciò che incarna l’idea di città e la esprime all’esterno, porta fuori dalla memoria la lettura di un luogo e la esprime come città possibile.
Maria Rita Baragiotta
Francesco Semerani
¹ Yourcenar, Margherite. Memorie di Adriano, Einaudi, MI, 1988, p.121