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FA5 - Comunicato stampa .............. FA5 - COMUNITÀ-ARCHITETTURA - Conferenza stampa di apertura ........... * Il Festival dell\'Architettura segnalato da Skira Yearbook of World Architecture 2007-08
27/07/2024
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LUCE E PROGETTO

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Il mito della luce elettrica

 
P. Scheerbart, Architettura di vetro, Milano Adelphi 1982 (1914):
"La veranda. E’ evidente che si mira per prima cosa a ciò che si può ottenere più facilmente. Innanzitutto bisognerà dunque provvedere a una trasformazione della veranda. Essa può essere facilmente ingrandita e, in un primo momento, si potrà circondare su tre lati con pareti doppie di vetro. Sia le pareti interne sia quelle esterne saranno arricchite da decorazioni variamente colorate. Se poi si applica una luce nello spazio tra le due pareti, la veranda assumerà di sera, sia all’interno sia all’esterno, un aspetto grandioso […]
Illuminazione spettrale. Quando parliamo di luce pensiamo di solito solo alla luce violenta del gas e dell’elettricità. In questi ultimi cinquant’anni la luce si è sviluppata in maniera assolutamente straordinaria. Il progresso è talmente rapido che quasi non si riesce a seguirne gli sviluppi. Quando però si potrà disporre di una maggiore quantità di luce, grazie all’impiego di più turbine idrauliche e di più motori eolici, allora non necessariamente e non sempre l’effetto della luce dovrà essere così violento; la luce anzi sarà resa più blanda dal colore. In effetti attraverso il colore la luce potrà essere attutita fino a sembrare spettrale, ciò che forse riuscirà gradevole a moltissime persone.”
 
 
Dalla Carta d'Atene a Learning from Las Vegas: i ritmi della vita urbana determinati dai tempi della luce naturale e dalla illuminazione artificiale.
 
Le Corbusier, La Carta d’Atene. L’urbanistica dei tre insediamenti umani, Milano, Etas/Kompass 1957 (CIAM IV, 1933):
“La giornata solare di 24 ore ritma l’attività degli uomini. [...]
Il sole comanda, imponendo la propria legge ad ogni attività che ha per fine la tutela dell’essere umano. [...]
Il sole che presiede ad ogni fenomeno di crescita dovrebbe penetrare in ogni alloggio ed espandervi i suoi raggi senza i quali la vita appassisce. […]
Far entrare il sole: questo è il nuovo e il più imperioso dovere dell’architetto. Anche l’altezza dell’abitazione deve essere valutata per la completa insolazione; gli alti edifici vanno infine disposti a grande distanza per favorire le aree verdi e il sole: altrimenti la situazione si aggrava come nelle due Americhe . [...]
Il XX secolo è il diadema scintillante dell’elettricità: notte brillante che prolunga la giornata legittima dl sole, seduzione supplementare. Elettricità: incarnazione più favolosa delle velocità moderne.”
 
"La catastrophe féerique. [...] La nuit était noire, l’air sec et froid. Toute la ville était illuminée. Qui n’as pas vu cela, ne peut ni savoir, ni imaginer. Il faut en avoir eu l’assaut sur soi. On commence alors à comprendre pourquoi les Americains sont fiers d’eux-mêmes depuis vingt ans et pourquoi ils ont des impatiences lorsqu’ils viennent chez nous. Le ciel pavoise. C’est une voie lactée descendue sur terre; on est dedans. Chaque fenêtre, chaque homme, une lumière dans le ciel. Il se crée toutefois une perspective par la structure des mille lumières de chaque grattaciel; cela se dessine, plus dans l’esprit que sur la nuit perforée des feux illimités. Les étoiles y sont aussi –les vraies- mais comme un doux crépitement lontain. Splendeur, étincellement, promesse, preuve, acte de fois, etc."
"Est-ce un cancer? [...] Mais je ne puis, par contre, passer sous silence la publicité lumineuse de Broadway. Chacun est reinsegné sur cette coulée incandescente coupant diagonalment Manhattan et dans laquelle déferle la cohue des badauds ou des clients des cinémas, des ‘burlesques’ des théâtres. Règne de l’ectricité, mais dynamique ici, en éclatement, en glissements, en crépitements, tournoyante lumière blanche, bleue, rouge, verte, jaune. Ce qui est dessous est décevant. Ces constellations à bout portant, cette Voie Lactée dans laquelle on est entrainé, se débrident sur des objets de consommation souvent médiocres. Tant pis pour la publicité! Il en reste une fête nocturne des temps modernes. Je retiens que la lumière comble nos coeurs, que la couleur intense, puissante, nous commotionne et nous réjouit. Et dans Broadway, partagé entre une certaine mélancolie et une vive allégresse, je déambule à la recherche sans espoir d’un ‘burlesque’ intelligent, là où jailliraient dans des fusées d’esprit sous la projection paradisiaque des suns-lights des coprs nus de femmes belles et blanches."
 
J. Tyrwhitt, Il cuore e la costellazione urbana, in CIAM, Il cuore della città: per una vita più umana delle comunità, a cura di E.N. Rogers, J.L. Sert, J. Tyrwhitt, Milano Hoepli 1954:
“Il Cuore non è il luogo della dignità civica: il Cuore è il posto in cui la gente si riunisce. Quale sia veramente il punto in cui risiede il Cuore lo possiamo chiaramente individuare ogniqualvolta sorge una ragione di emozione collettiva […] nei progetti che pubblichiamo si potranno trovare gli elementi principali del Cuore, ma la chiave del problema sta nell’azione che reciprocamente esercitano le zone di stimolo sulle zone di contemplazione, il dinamismo visivo sui momenti di riposo. Coloro che hanno vissuto nelle città oscurate durante la guerra ricordano l’enorme impressione psicologica suscitata dal riaccendersi delle réclames luminose, per esempio in Piccadilly, impressione che non aveva nulla a che fare col soggetto delle pubblicità stesse. La luce, il colore e il movimento devono fare parte della composizione architettonica del Cuore.”
 
R. Venturi, Learning from Las Vegas, London MIT Press 1972:
“Las Vegas lighting. The gambling room is always very dark; the patio, always very bright. But both are enclosed: the former has no windows, and the latter is open only to the sky. The combination of darkness and enclosure of the gambling room and its subspaces makes for privacy, protection, concentration, and control. The intricate maze under the low ceiling never connects with outside light or outside space. This disorients the occupant in space and time. One loses track of where one is and when it is. Time is limitless, because the light of noon and midnight are exactly the same. Space is limitless, because the artificial light obscures rather then defines its boundaries. Light is not used to define space. Walls and ceiling do not serve as reflective surfaces for light but are made absorbent and dark. Space is enclosed but limitless, because its edges are dark. Light sources, chandeliers, and the glowing, jukebox-like gambling machines themselves are independent of walls and ceiling, the lighting is antiarchitectural. Illuminated baldacchini, more than in all Rome, hover tables in the limitless shadowy restaurants at the Sahara Hotel.”
 
 
Luce come presenza

T. Ando, Introduction, in Tadao Ando. Buildings, projects, writings, New York 1984:
“Le manifestazioni della natura mutano continuamente e la luce del sole, il vento e la pioggia colpiscono i sensi e rendono percepibile la varietà della vita. L’architettura può diventare lo strumento che consente all’uomo di entrare in contatto con la natura. Non cedo che l’architettura debba comunicare in maniera eccessiva; è preferibile che si mantenga silenziosa consentendo alla natura, attraverso manifestazioni quali il vento o la luce del sole, di parlare in sua vece. La qualità della luce del sole muta col trascorrere del tempo, può invadere amichevolmente uno spazio e subito dopo tagliarlo come una lama, e vi sono momenti in cui appare persino possibile toccare la luce. Allo stesso modo i mutamenti delle stagioni trasformano il vento e la pioggia da momenti gelidi in altri piacevoli e gentili. Queste presenze animano lo spazio, ci rendono partecipi del mutare delle stagioni, raffinano la nostra sensibilità.”
 

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La stanza del laboratorio di ricerca rimane aperta alle critiche, ai contributi e alle domande dei visitatori. Interloquendo con i curatori entri a far parte di una ricerca intesa come processo partecipato di conoscenza ed interpretazione.

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