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Festival dell\'Architettura on The Skira Yearbook of World Architecture 2007-2008 Festival dell\'Architettura 4 / Fotogallery
27/07/2024
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LETTURE

 
 
 
 
 
N. Gogol, Nevskij Prospekt, dai Racconti di Pietroburgo:
 “Non c’è niente di più bello della Prospettiva, almeno a Pietroburgo: per questa città la Prospettiva è tutto…che rapida fantasmagoria vi si compie nel corso d’una sola giornata! Quanti cambiamenti subisce la prospettiva nel corso di sole ventiquattro ore!
…Non appena le tenebre cadono sulle case e sulle strade, e il vigile s’arrampica sulla scala ad accendere i lampioni, e dai bassi finestrini delle botteghe occhieggiano quelle stampe che non hanno il coraggio di mostrarsi durante il giorno, allora la prospettiva di nuovo s’anima e ricomincia il movimento. Sopravviene adesso quell’ora arcana quando i lampioni prestano a ogni cosa una luce ingannevole e portentosa…A quest’ora si sente per aria non so che scopo, qualcosa di mirabolante, i passi di tutti s’affrettano e diventano per lo più assai ineguali. Ombre lunghe passano sulle mura e sul selciato e quasi raggiungono colle teste il Ponte della Polizia…I passanti diradavano, la strada si faceva più tranquilla, la bella si guardò attorno e a lui parve che un leggero sorriso brillasse sulle sue labbra. Tremò egli tutto e non voleva credere ai suoi occhi. No, era stata l’ingannevole luce di un lampione a riflettere sul suo volto la parvenza d’un sorriso; no, la sua fantasia si faceva beffe di lui! Ma il fiato gli restò mozzo nel petto, tutto in lui si mutò in vago tremore, tutti i suoi sensi ardevano e tutto davanti a lui era avvolto da una nebbia. Il marciapiede scorreva sotto di lui, le carrozze coi galoppanti cavalli parevano immote, il ponte dilatava il suo arco e si spezzava, le case stavano col tetto all’ingiù, la garitta gli ruzzolava incontro, e l’alabarda del vigile, insieme colle lettere d’oro d’un insegna e colle forbici ivi tracciate, gli pareva brillasse giusto sulle sue ciglia…Oh, non vi fidate della Prospettiva! Io sempre mi avvolgo più stretto nel mantello, quando ci passo, e mi studio di non guardare gli oggetti circostanti. Tutto è qui inganno, tutto delirio, tutto è altro da ciò che sembra…Lungi, in nome di Dio, lungi dal lampione! E presto, il più presto che potete, passate oltre! È ancora una fortuna se avrete evitato che esso lasci gocciare il suo olio graveolente sul vostro elegante soprabito. Ma anche a prescindere dal lampione, ogni cosa qui respira l’inganno. Essa mente a ogni ora, questa Prospettiva, ma più che mai quando la notte colla sua folta massa vi scende facendo risaltare le mura bianche e giallastre delle case, quando l’intera città si tramuta in tuono e in lampo, miriadi di carrozze si riversano dai ponti, i postiglioni gridano e balzano sui cavalli, e quando il demonio stesso accende le luci solo per mostrare ogni cosa in un fallace aspetto.”
 
C. Baudelaire, Le peintre de la vie moderne (1863):
III. L’artiste, homme du monde, homme des foules et enfant: “Ainsi l’amoureux de la vie universelle entre dans la foule comme dans un immense réservoir d’électricité. On peut aussi le comparer, lui, à un miroir aussi immense que cette foule; à un kaléidoskope doué de conscience, qui, à chacun de ses mouvements, répresente la vie multiple et la grâce mouvante de tous les éléments de la vie […] quand M.G., à son réveil, ouvre les yeux et ce qu’il voit le soleil tapageur donnant l’assaut aux carreaux des fenêtres, il se dit avec emords, avec regrets: “Quel ordre impérieux! Quel fanfare de lumière! Depuis plusieurs heures déjà, de la lumière partout! De la lumière perdue par mon sommeil! Que de choses éclairées j’aurais pu voir et que je n’avais pas vues!” Et il part! Et il regarde couler le fleuve de la vitalità, si majesteux et si brillant. Il admire l’eternelle beauté et l’étonnate harmonie de la vie dans les capitales, harmonie si providentiellement maintenue dans le tumulte de la liberté humaine. Il contemple les paysages de la grande ville, paysages de pierres caressés par la brume ou frappés par les soufflets du soleil”
 
G. Doré, Viaggio a Londra. Victoria Embankment - ZOOM
G. Doré, Viaggio a Londra. Victoria Embankment
G. Doré, London a pilgrimage (1872):
Il racconto di Doré è quasi una sorta di passaggio dall’oscurità dei docks, della città del lavoro mercantile e della malavita, alla solarità dei sobborghi, dei luoghi e dei riti mondani di quella classe dei nobili che non deve lavorare per vivere. E’ il racconto per immagini dove tuttavia prevale la Londra buia e notturna rischiarata da lampioni o lanterne. Così è narrato l’ingresso in città, lungo il Tamigi:
“Osserviamo che, tra Greenwich e Londra, il Commercio non ha ripartito equamente i suoi tesori tra la sponda sinistra e quella destra del fiume, ‘come la spina dell’aringa sta in mezzo alle due parti’, per parlare come nell’isola di Man. Ma ora, passato il famoso Ospedale e il ‘Trafalgar’ destinato alle baldorie, con le sue gaie finestre e i bei davanzali, la maggior parte dell’attività fluviale si sposta sulla destra, dove, nelle anse del fiume, il naviglio sembra serrato in strette file, a schiera, fuori della terraferma. In primo piano, il cielo è tutto solcato dal sartiame. L’acqua formicola di marinai indaffarati. Si sente parlare tutte le lingue. Le imponenti flotte transoceaniche, che sono la guardia d’onore del Commercio universale, danno il benvenuto all’ospite appena arrivato dal mare. … non c’è occhio d’artista che guardi i gruppi e le attività, mutevoli ad ogni istante, della costa – e specialmente della costa del Middlesex – senza decidere più d’una volta di tornare indietro e di sbarcare. Gli scorci di anditi oscuri e di vetuste abitazioni diroccate; le taverne all’angolo delle strade, graziosamente devianti dalla pedicolare; le scale sgangherate dei barcaioli; le massicce travi di legno dei vecchi magazzini; le mercanzie dondolanti per aria, a mezz’altezza tra la chiatta e il deposito; gli imbarcaderi neri e informi e le goffe figure che vi stanno sopra; il tutto d’un colore grigio, sotto un cielo grigio uniforme”
G. Doré, Viaggio a Londra. Mercato di Covent Garden al mattino - ZOOM
G. Doré, Viaggio a Londra. Mercato di Covent Garden al mattino
“La nave tocca il malsicuro imbarcadero: si sgombera la passerella; ed ora il forestiero fa la sua prima conoscenza con i londinesi. Se la Via Silenziosa che porta a Londra mostra uno dei lati più vivaci e imponenti della città, le rive del Tamigi ne mettono a nudo la povertà … Il londinese ridotto alla caccia dei lavori più disparati sul lungo fiume, è un reietto, impossibile da classificare. Quasi sempre è un poco di buono; ma senza l’elasticità e la baldanza dello chiffonier parigino, o del bighellone newyorchese … [Ecco Thames street:] Dal nord scorre la vita della grande città; dal sud quella del fiume famoso che ogni forestiero è impaziente di vedere. Nei suoi momenti di maggiore attività, questa strada fa più impressione di Cheapside. Barcaioli, scaricatori, sensali di pesce, marinai, carrettieri, fruttivendoli, tutti mescolati alle fiumane di passeggeri che salgono e scendono frettolosi dai battelli, fermati dai venditori ambulanti di ogni tipo, importunati dai mendicanti nel loro fortunoso cammino tra montagne di merci, bancarelle di pesce e di frutta, vetture di piazza e carri: tutto offre un tal quadro di mille faccende sbrigate in un solo luogo, quale non può vedersi in alcun altra città sulla faccia della terra. E il quadro cambia ogni cento metri. Ad ogni angolo si presenta una immagine nuova per il nostro taccuino un singolare vano di porta, basso e scuro, al di là del quale si scorge un’argentea striscia d’acqua attraverso le pile di merci, e balle sospese a mezz’aria – …- e contro il cielo, un reticolato di funi, viste come dal ponte di un brigantino! Una taverna fiammeggiante di luce, con una allegra comitiva di marinai.”
 
 

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