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Ildebrando Clemente
Luigi Ghirri, Versailles, 1985
Luigi Ghirri Architetture e paesaggi è il titolo della mostra promossa dalla Facoltà di architettura “Aldo Rossi” dell’Università di Bologna e ospitata fino al 19 maggio presso gli spazi espositivi dell’Ex Chiesa dello Spirito Santo a Cesena. La realizzazione della mostra, che presenta 67 fotografie di Ghirri di diverso formato, è stata possibile anche grazie alla collaborazione di Paola Borgonzoni Ghirri e al prestito delle fotografie da parte dell’archivio Eredi di Luigi Ghirri e della Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, dove sono conservati i negativi e le diapositive originali delle immagini in mostra e di gran parte del lavoro del fotografo emiliano.
La figura e la produzione fotografica di Ghirri sono ormai considerate da parte della critica di valore universale, il rinnovamento che egli ha determinato nel modo di concepire la fotografia e nel modo di ritrarre il paesaggio possono essere considerati come i termini di un vero e proprio pensare per immagini. Luigi Ghirri ha infatti contribuito con il suo lavoro ad animare un dibattito culturale che a partire dagli anni Settanta si è sviluppato in Italia sul ruolo che la fotografia può svolgere nella conoscenza del paesaggio e dell’architettura dei luoghi.
Negli stessi anni, insieme allo scrittore Gianni Celati e altri fotografi, ha promosso iniziative ed esperienze culturali con l’intenzione di riscoprire la bellezza del paesaggio italiano. Esperienze che oggi più che mai possiamo riconoscere come scevre e lontane da ogni spettacolarizzazione mediatica e televisiva e di qualsivoglia sensazionalismo e asservimento di tipo economico.
Al nome di Ghirri è spesso associata l’idea del fotografo del paesaggio dalle atmosfere sospese, dagli orizzonti lontani. Dei paesaggi in cui si intrecciano i segni e le tracce della presenza dell’uomo, del suo lavoro e dei suoi oggetti. Paesaggi in cui si mescolano l’indifferenza, l’abbandono o la cura per i luoghi della vita. Quelli “ritratti” da Ghirri sono paesaggi in cui l’uomo posa il proprio sguardo per comprendere le lacerazioni e le possibilità che emergono dalla civiltà del tempo in cui vive. E rispetto alle quali ognuno di noi è responsabilmente chiamato a dare un volto oppure una voce. In questo modo queste immagini, prima di emozionare o sparire nell’invisibilità immaginaria o distratta dello spettatore, depositano nell’animo di chi le guarda un reale residuo di speranza. Un sentimento che, combattuto tra memoria e oblio delle cose rappresentate, poiché inesorabilmente legate al giogo del fluire del tempo, forse ci suggerisce uno sguardo umano sulle cose che ci riguardano sub specie aeternitatis. Uno sguardo in cui l’occhio dell’uomo reinizia a guardare le cose per l’affetto che esse meritano e trasmettono, per le loro necessità e per il piacere che favoriscono e donano. Un punto di vista consapevolmente umano. Senza nostalgiche cosmogonie tra Cielo e Terra o effimere divinizzazioni, ma riponendo la fiducia autentica nelle cose, nella Terra e nel Cielo, doni che rimangono un mistero.
Dunque la misura dell’esperienza che trasmettono le immagini di Ghirri sta forse nel pudore con cui egli ritrae cose e paesaggi che ci circondano e che giungono al nostro sguardo con delicatezza e affabulazione. In questo sguardo che si posa con rarefatta timidezza sulle cose del mondo e sui suoi paesaggi c’è forse un grande insegnamento per l’architettura. In un momento storico in cui sembra che sia l’hybris, la presunzione di forza o la sopraffazione, la cifra e la misura dell’agire, del progettare e del costruire i luoghi, queste immagini ci fanno riscoprire la preziosa virtù del pudore, ci suggeriscono un fare e trasformare il mondo, le cose, il paesaggio, con affetto e delicatezza. Affetto per le cose che traspare come autentica forza a nostra disposizione, al servizio del progetto di architettura.
L’esposizione presenta anche una selezione dedicata alla rappresentazione di alcune opere di Aldo Rossi, con cui Ghirri ha condiviso la necessità della riscoperta e della riconoscibilità delle forme dell’abitare e della fede nella ricerca del nuovo che nasce dal concreto, germinando sui sedimenti e sulle tracce della memoria dei luoghi.
Fotografie di Luigi Ghirri, mostra organizzata dalla Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena negli spazi della ex chiesa dello Spirito Santo dal 10 maggio al 10 luglio.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Clueb a cura di Gino Malacarne, Ildebrando Clemente e Alessandra Moro, in cui sono stati pubblicati alcuni scritti di Ghirri sul paesaggio italiano oltre ad un bel testo di Gianni Celati sul modo di fotografare di Ghirri.
Ildebrando Clemente è Ricercatore presso la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena
Luigi Ghirri, Cimitero di Modena, 1985