Via Emilia, tratto Cittanova, Modena
Non si tratta quindi di partire solo da modelli pre-definiti, secondo ad esempio esperienze anche molto vicine a noi come quella olivettiana, ma piuttosto provare a cogliere il gradiente di caratterizzazione comunitaria che gli spazi costruiti detengono rispetto ad una concezione avanzata ed in continua interpretazione critica nei confronti della fenomenologia in divenire dei comportamenti sociali.
Come già istruito nei materiali di esplicazione del tema del Festival, il concetto di comunità va naturalmente inteso nella sua ambivalenza, oggi sempre più attuale, di principio separatore e di produzione di spazi dell’autoreferenza, oppure di condizione di aggregazione aperta, capace di coinvolgere e regimare l’apporto collettivo sul piano di una sistematicità funzionalmente virtuosa quanto inclusiva.
In quest’ottica, gli strumenti di costruzione dello spazio, della sua significatività attraverso le responsabilità della disposizione e della forma, possono dare un contributo decisivo rispetto alle politiche che in generale ricercano la valenza comunitaria, oppure, in discrasia di indirizzo, ridurne gli effetti. Questo fattore di contraddizione è rilevabile reciprocamente, per quanto anche le politiche non sempre sono in grado di interpretare e supportare gli indirizzi più avanzati di progettazione in chiave comunitaria dello spazio costruito.
Il valore comunitario nella costruzione dell’ambiente artificiale, quello che possiamo identificare estensivamente come architettura, rimanda a condizioni ascrivibili alla categoria della funzionalità sociale. Dove le condizioni dell’abitare, lavorare, in generale vivere all’interno di un contesto si avvalgono del valore relazionale, attraverso rapporti significativi, di interscambio culturale, di condivisione, di mutualità. Oltre a questo fondamentale aspetto, una declinazione più estensiva del concetto comunitario nella società contemporanea contraddistinta da logiche individualistiche, innanzitutto quella dei riti consumistici, si impone rispetto ad un’esigenza generalizzata di appartenenza, di identità, che nasce dallo smarrimento del ruolo sociale. In questo senso il gradiente comunitario va esteso agli aspetti rappresentativi, dove forma e figuratività degli spazi antropizzati, il paesaggio, trasmettono il senso di un insieme identificabile per caratteri e condizioni, azioni ma anche attori, leggibile nella sua peculiarità espressiva. Una comunità non solo dei comportamenti ma anche dei simboli di una sua messa in forma.
L’ambito sperimentale, si diceva, è quello del sistema insediativo della Via Emilia, da Piacenza a Modena, quello che in altre occasioni di studio abbiamo denominato CITTAEMILIA. Valore comunitario e criteri di costruzione urbana si sono ripetutamente rapportati nel corso della storia all’interno di questo complesso palinsesto territoriale. L’espressione comunitaria è registrabile dall’ideazione di nuovi sistemi di regimazione territoriale in epoche fondative sino ai congegni tipologici di luoghi di coesione sociale e produzione di valori collettivi della storia più recente. Dall’interno della realtà in divenire dei contesti territoriali e delle nuclearità urbane di CITTAEMILIA, il Forum vorrebbe far scaturire significatività dimostrative di una interpretazione rinnovata e mai del tutto scontata del concetto comunitario, allo stato di attuazione ma anche di progetto. Realizzazioni concrete e progetti promosse dagli attori del contesto, innanzitutto le amministrazioni locali, ma anche tutte quelle realtà istituzionali pubbliche e private che nei differenti ruoli possono contribuire a qualificare il consuntivo dell’entità comunitaria.
(Riepilogo delle azioni tecnico amministrative e legislative per la crescita del gradiente comunitario dello spazio progettato attraverso l’azione programmatoria e di incentivo della Regione Emilia Romagna)
B) La città comunitaria
(Presentazione di progetti o interventi concernenti il disegno della città o parti di essa dove si possano rilevano concezioni e strumenti di incremento delle logiche comunitarie caratteristiche dell’ambito urbano – Amministrazioni comunali e ACER)
C) Nuclei comunitari: lo strumento dello spazio costruito
(Presentazione di realtà comunitarie in divenire, denotate da un’adozione strumentale dei propri spazi costruiti, relative a soggetti responsabili della gestione di plessi ospedalieri, universitari, culturali, di comunità di aiuto e recupero, di strutture religiose e assistenziali, di altre realtà individuabili quali peculiari realtà comunitarie all’interno di una più generale comunità territoriale, urbana o di quartiere – Università, ASL, Associazioni, Istituzioni Statali ecc. ecc.)
( Una restituzione del dato comunitario attraverso l’esperienza progettuale diffusa e i comportamenti di fruizione nella condizione dei nuovi spazi abitati in ambiti di espansione o riqualificazione urbana – Ordini degli Architetti, Associazioni e cooperative di abitanti)
E) Progettualità economica ed etica della trasformazione urbana
(Le modalità di un’esperienza evoluta del costruire la città attraverso l’integrazione tra la finalità economico imprenditoriale e il significato comunitario della città - Associazioni dei costruttori e delle cooperative, Promotori di iniziative di trasformazione urbana)
F) Comunità diffuse, tra città e territorio
(Casi dimostrativi di una fenomenologia comunitaria riscontrabile nello spazio esteso del territorio, secondo strategie di puntualità diffuse, di aree, di reti di relazione e collegamento – Amministrazioni provinciali)
Le proposte di contributo da portare all’attenzione del Forum da parte dei soggetti invitati a partecipare saranno vagliate e concordate con l’organizzazione del Festival al fine di ottenere un quadro di restituzione e confronto il più possibile significativo rispetto ad una prima elaborazione critica. Infatti, fuori da ogni aspettativa di bilancio sul gradiente comunitario della città, la finalità di questa azione è quella di individuare alcuni criteri interpretativi e linee innovative di indirizzo da utilizzare per una complessiva sensibilizzazione sul tema e sulle pratiche attraverso cui ottenere un ulteriore miglioramento dei risultati. D’altra parte, con riferimento alla stessa L.R. 16 dove si enuncia la necessità di una più alta qualità dell’architettura, pensiamo che partire dal concreto della trasformazione, intesa come risposta alle esigenze sociali di cambiamento ed integrazione, sia la scelta più idonea, aldilà di ogni formalismo linguistico fine a se stesso, per la ricerca del dato qualitativo, dove etica ed estetica dell’architettura possano ritrovare la sintesi più significativa.
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