Festival dell'architettura magazine

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Festival Architettura 6

La città europea: struttura e immagine


Programma generale

L'idea è che il Festival dell'architettura diventi il luogo in cui la città contemporanea sia assunta come testo, del quale si esperiscano tutte le possibilità critiche, le condizioni formali e figurative, nonché gli strumenti pratici per una sua "messa in opera". Assumere la città come testo significa poter far uso delle categorie concettuali e degli strumenti retorici rispetto ai quali l'uomo ha organizzato il suo rapporto col mondo, la sua costruzione.

Le ricerche/mostre/eventi sotto elencati ambiscono ha rendere conto di alcune diverse possibilità, in cui prende forma e prenderà forma il rapporto tra organizzazione della società umana e spazio fisico. Certo, si tratta di rimanere nell'ambito dell'arte del costruire architettonico, "l'arte di costruire la città".

1. Le sette lezioni di Parma

I fase (dicembre 2010): indicazioni per i partecipanti/Information for participants

Un'area studio della campagna urbanizzata di Parma viene letta ed interpretata da sette architetti studiosi, prefigurando in tal modo sette immagini di Parma.

Il presupposto metodologico di questa sezione riguarda la consapevolezza che la conoscenza di una data città si costruisca dialetticamente nel confronto continuo e ripetuto tra i fatti fisici e culturali, di cui si compone ed una loro interpretazione. Di più, tale conoscenza, se per gli architetti il significato della città va ricercato in relazione ad una proiezione delle sue possibilità inespresse, non è solo approfondimento e ritrovamento, ma diventa "costruzione": di modo che si conosce, ciò che si produce, conoscendolo e si produce, ciò che si conosce, producendolo.

In altre parole, i sette progetti per Parma devono riguardare la messa in forma ed in immagine del rapporto operativo e vitale tra teoria (o microteoria) e prassi nel progetto di architettura, come tra idea e conoscenza.

Gli architetti coinvolti sono:

  1. Angelo Bucci - Brasile
    (Facultad de Arquitectura – Universidade de São Paulo, USP)
  2. Eduard Bru - Spagna
    (Escuela Técnica Superior d'Arquitectura de Barcelona – UPC)
  3. Jo Coenen - Paesi Bassi
    (Delft University of Technology - TU)
  4. Manuel Iniguez & Alberto Ustarroz - Spagna
    (Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Donostia-San Sebastian)
  5. Carlo Moccia - Italia
    (Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari)
  6. Renato Rizzi - Italia
    (Università Iuav di Venezia)
  7. Yannis Tsiomis - Grecia-Francia
    (École d'Architecture de Paris – La Villette)
  • I fase: seminario dicembre 2010, in cui si dibattono le questioni di metodo sul modo di intendere il progetto urbano oggi ed in cui viene presentata ai partecipanti l'area studio di Parma;
  • II fase: gennaio-novembre 2011, lavoro di studio condotto autonomamente dai diversi gruppi di lavoro e presentato work in progress al Festival dell'Architettura nel novembre 2011;
  • III fase: gennaio-novembre 2012, discussione finale dei lavori con mostra allestita presso le sedi espositive del Festival dell'Architettura

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2. Dalla città funzionale alla città dell'architettura

I fase (dicembre 2010): indicazioni per i partecipanti/Information for participants

Un elenco di città, Trento, Padova, Catania (Italia), Tallin (Estonia), Siviglia (Spagna), Aachen (Germania), Strasburgo (Francia) viene sottoposto ad una lettura secondo uno "statuto di linguaggio" o "linguaggio di descrizione" di tipo figurativo. Vengono fornite delle vere e proprie "istruzioni", che intendono rendere i materiali "facilmente comparabili tra loro e perciò rappresentati in maniera unitaria."

Le 33 città rappresentate per il Iv c.i.a.m. avevano seguito indicazioni di ordine funzionale ed avevano prodotto l'idea della "città funzionale". Le città sottoposte ad una lettura di ordine figurativo ricostruiranno la possibilità di una "città dell'architettura" nei "larghi territori della campagna" e le loro raffigurazioni completeranno l'abaco degli strumenti di interpretazione dei casi specifici e l'alfabeto del linguaggio di descrizione.

Il punto, evidentemente, riguarda la natura di tale linguaggio di descrizione. Esso verrà specificato e formulato a partire da alcuni presupposti: l'indissolubilità di architettura e città e la città come struttura olistica: e con ciò si intende l'idea che la città sia più della somma delle parti che la compongono, ossia un sistema formale, in cui la configurazione delle parti è subordinata all'insieme.

È evidente che parlare di sistema formale non significa assolutamente riconoscere uno schema per l'intera città e pensarla organizzata in funzione di quello, quanto riconoscerne la vocazione formale in ragione delle figure, che la determinano.

Tale codificazione (o decodificazione) sarebbe un passo avanti anche verso l'obiettivo continuamente auspicato ed eluso della corrispondenza con una normativa per la pianificazione della città, che renda conto della stessa natura (formale – figurativa) dell'architettura.

Elenco delle città e dei Gruppi di Ricerca:

  1. Aachen - Germania
    (Facultät für Architectur, prof. Uwe Schröder)

  2. Padova - Italia
    (Università Iuav di Venezia, prof. Eleonora Mantese)
  3. Siracusa - Italia
    (Facoltà di Architettura di Siracusa, prof. Vincenzo Latina)
  4. Strasburgo - Francia
    (Ecole Nationale Supérieure d'architecture de Strasburg, prof. Cristiana Mazzoni)
  5. Tallin - Estonia
    (Estonian Academy of Arts, Faculty of Architecture, prof. Andres Alver)
  6. Siviglia - Spagna
    (Escuela Técnica Superior d'Arquitectura de Sevilla, prof. Antonio Barrionuevo)
  7. Trento - Italia
    (Università Iuav di Venezia, prof. Armando Dal Fabbro)
  • I fase: seminario dicembre 2010, in cui si dibattono le questioni di metodo sul modo di intendere il progetto urbano oggi e la relazione tra pratiche compositive e normativa urbanistica;
  • II fase: gennaio-novembre 2011, lavoro di studio condotto autonomamente dai diversi gruppi di lavoro e presentato work in progress al Festival dell'Architettura nel novembre 2011;
  • III fase: gennaio-novembre 2012, discussione finale dei lavori con mostra allestita presso le sedi espositive del Festival dell'Architettura.

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3. Vecchi, nuovi, novissime

È un'esposizione critica ragionata dei progetti più innovativi ed originali, che, a partire dagli anni '60, impostavano una lettura figurativa della città e del territorio.

Nel loro insieme, essi costituiscono il codice genetico dei ragionamenti in corso sulla città contemporanea e rappresentano i capisaldi rispetto ai quali valutare la distanza necessaria a cui collocare e pensare una necessaria integrazione o riordino degli strumenti della composizione architettonica e urbana.

È indubbio che il progetto per il quartiere di San Rocco a Monza abbia rappresentato in un sol colpo, l'idea di una parte di città autonoma e formalmente compiuta, l'operatività del concetto di tipo edilizio in relazione alla struttura viaria nella costruzione di tale parte, il carattere realistico e pragmatico dell'operazione, da un lato, e contemporaneamente l'utopia della sua vocazione riduzionistica (della città alla forma della città e della forma a poche forme).

I progetti considerati sono:

  • Progetto di concorso per il quartiere Cep alle Barene di San Giuliano a Mestre, 1960, di Ludovico Quaroni;
  • Progetto per il centro direzionale di Torino, 1962. Motto: Locomotiva, di Gianugo Polesello, Aldo Rossi, Luca Meda;
  • Studio preparatorio per il Centro Direzionale di Bologna, 1962, di Carlo Aymonino e Pierluigi Giordani;
  • Concorso Internazionale per la redazione del piano urbanis ultico planivolumetrico per la nuova sacca del Tronchetto, Venezia, 1964. Motto: Novissime. Capogruppo: Giuseppe Samonà;
  • Unità residenziale S. Rocco, Monza, 1966, di Giorgio Grassi e Aldo Rossi;
  • Trieste '68, di Luciano Semerani e Gigetta Tamaro;
  • Piano particolareggiato per il centro storico di Pesaro, 1971-1974, di Carlo Aymonino, Costantino Dardi, Gianni Fabbri, Mauro Lena, Raffaele Panella, Gianugo Polesello, Luciano Semerani;
  • Progetto di concorso per gli uffici regionali di Trieste, 1974. Capogruppo: Guido Canella.

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4. Terragni – Como: una doppia tensione

In questo lavoro di Dottorato di Ricerca in Composizione architettonica, della città di Como, che era già compresa nell'elenco delle 33 presentate al IV C.I.A.M. viene fatta una lettura figurativa attraverso le opere di Giuseppe Terragni.

La cosa interessante è che pare che già la lettura fatta dallo stesso Terragni seguendo le istruzioni del Congresso avesse in qualche misura eluso lo schema funzionalista.

Questo "orientamento" intravisto si completa in questo lavoro di ricerca in cui la città ed il paesaggio vengono letti come un insieme di parti distinte. Le opere di Terragni agiscono come sospensioni, sottolineature, contraddizioni ed elementi di tensione tra i brani di una città, che viene intesa come testo.

Sembra inoltre che la "città di Terragni" contenga in nuce alcuni schemi interpretativi della città contemporanea: essa viene distinta nel lavoro che le figure compiono dentro la "zona murata", nella "zona urbana" e nella "zona extraurbana", le quali, a seconda della posizione nel testo, rivedono il proprio codice linguistico.

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5) I volontari dell'architettura: l'esperienza europea di Architecture Sans Frontières e dell' Advocacy planning

Rovesciare la visione tipica occidentale capitalistica dell'architettura come fenomeno estetico-culturale e riscoprire invece la sua responsabilità civile nella costruzione della comunità. Il mondo del volontariato applicato all'architettura emerge come realtà sostanziale nell'operare in Paesi in via di sviluppo e in luoghi colpiti da eventi distruttivi, fornendo le infrastrutture primarie della realtà comunitaria: Scuole, Ospedali, Residenze, ecc. Le organizzazioni nazionali europee facenti parte della rete internazionale Architecture sans frontières vengono invitate a illustrare il loro operato dal Belgio, la Spagna, la Francia, Italia, Svezia, Portogallo e Regno Unito.

Nell'Advocacy planning il ruolo di mediazione tra pianificazione e potere come tra urbanistica e scienze sociali è assunto dal community-based planning, che riconosce la comunità locale come interlocutore e vi si affida per dialogare con gli abitanti di un quartiere, per affrontare problemi comuni e favorire la partecipazione alla formazione delle decisioni.

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6. L'idea di villaggio nella città contemporanea

(a cura di Carlo Quintelli)

Nel processo evolutivo del manifestarsi del fenomeno urbano, a partire dagli archetipi dell'area mesopotamica attorno al quinto millenio A.C., la concrezione insediativa in forma di villaggio, quale organizzazione puntuale di un territorio diffusamente abitato, sembra non aver mai del tutto abbandonato il rapporto dialettico con la condizione della città, anche nel momento in cui la massa critica insediativa della città stessa arriverà a stabilire un grado di autonomia sociale, culturale ed economica che rende non necessario il rapporto con la campagna. Tra la spazialità dell'insediamento sparso, secondo unità abitative spesso individuali, e la concentrazione urbana in grado di prescinderne, il modello del villaggio si pone quale tramite di relazione intermedia, punto di gradualizzazione dei rapporti e di organizzazione e distribuzione di una fisiologia integrata tra territorio e città. Il villaggio è un integratore, secondo la logica ad esso congeniale del sistema a rete, delle moltepli i realtà insediative del territorio vasto. La congenialità dialettica nei confronti delle risorse presenti sul luogo, il suo opportunismo posizionale, la fisiologia adattabile, la struttura fisica e spaziale flessibile e mai del tutto configurata rendono sempre attuale e declinabile l'idea e la fisionomia del villaggio all'interno dei processi insediativi. Se la grande macchina simbolico modernista di New York produce all'interno del proprio palinsesto votato all'altezza anche il mito di un luogo denominato Village, una ragione in questo senso non può non essere riconosciuta.

Allo stesso tempo appare altrettanto significativa la condizione disurbanista di un villaggio che viene investito comunque del ruolo di città, come nel caso della Città-Giardino. D'altra parte sono molti i riferimenti della città moderna che mediano il proprio costituirsi attraverso il modello del villaggio. Dalla Fuggerei dello sviluppo della società urbana protestante e capitalistica sino alla visione del razionalismo romantico di Tessenow in piena fase di industrializzazione del continente europeo. Così nel novecento italiano delle città nuove, tra monumentalismo e forme dell'aggregazione rurale, sino al dopoguerra dei tanti quartieri INA-Casa immaginati quali villaggi periurbani, tra riferimenti nordici e allusione alle figurazioni storiche del contado. Certamente anche nell'esaltazione del significato limitativo ed autoreferenziale che il villaggio a volte rappresenta, così ben reinvestito ad esempio nell'attualizzazione del tipo sottoforma di villaggio turistico o di gated community, dalla Costa Smeralda a Celebration.

Ancora oggi ma senza intenti simulacrali, nella rarefazione disordinata dello sprawl metropolitano o nella densificazione senza limiti e disegno che caratterizza molte aree urbane del pianeta, in particolare quelle investite da virulenti fenomeni di crescita, l'insediamento in chiave di villaggio può giocare le sue prerogative di ruolo. Nell'interpretare il recupero di favelas e bidonville, nel mantenere gradi di libertà insediativa all'interno di massicce ristrutturazioni urbane, come nel caso cinese, nell'interpretazione di bisogni abitativi caratterizzati da esigenze di tipo comunitario, di qualità ambientale ed eco-virtuosa, di realizzazione identitaria. In questo senso l'idea di villaggio nella città contemporanea può riemergere allo stesso tempo tra i nuovi quartieri di Pechino, nell'housing di Haarlem (sia olandese che newyorkese), anzichè in alcuni esperimenti nelle nuove periferie urbane, come nel caso di Carabancel a Madrid.

La ricerca assume allora questa ipotesi di imprescindibilità dell'idea di villaggio dai fenomeni urbani contemporanei, cercando di capirne, nell'evoluzione storica che coinvolge la contemporaneità, le logiche di collocazione, le tecniche di strutturazione tipologica e di relazione, le suscettività su base funzionale e comportamentale, il generare figure e simboli pur attraverso economia e approssimazione delle forme. Secondo i nuovi ruoli che ancora giocherà il villaggio nella costruzione del territorio e della città.

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7. Laboratori Universitari dell'architettura:
per una geografia della progettazione architettonica in Italia

Si tratta di una ricognizione sullo "stato dell'arte" della ricerca e dell'insegnamento nelle Facoltà di Architettura delle Università italiane

A fronte della riorganizzazione sempre in corso d'opera dell'offerta didattica in Italia, del decentramento e della moltiplicazione delle scuole e della conseguente differenziazione degli approcci didattico-culturali, il Festival dell'Architettura si pone come luogo aperto e "vigile" del confronto e del dibattito.

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8. European Workshop 2011-2012

Le premesse teoriche e il rapporto tra idea e prassi, visione e realtà, messo in campo da sette architetti e da sette Gruppi di Ricerca nello studio rispettivamente di Parma e di sette città europee, vengono ripresi e sperimentati "didatticamente" in un Workshop Europeo.

Gli studenti delle Facoltà di Architettura, cui afferiscono i sette + sette Gruppi di Ricerca si confronteranno ex tempore con i diversi metodi di analisi e di progettazione della città contemporanea.

I fase (dicembre 2010): indicazioni per i partecipanti / information for participants

I seminari

  • Parma, venerdì 3 dicembre 2010:
    Sette lezioni per parma
  • Modena, venerdì 10 dicembre 2010:
    Dalla città funzionale alla città dell'architettura

Nel corso dei seminari i relatori esporranno il proprio "punto di vista fondamentale" in merito alle tematiche di seguito esposte, il loro metodo di lavoro e l'approccio allo studio e alla comprensione dei fenomeni urbani contemporanei.

Sarà l'occasione per misurare le distanze, convenzionare i termini ed integrare i concetti in merito alla difficile questione del progetto della città presente futura.

In quell'occasione sarà presentata e discussa l'area-studio individuata nel territorio della città di Parma.


Premessa

(Paesaggio come parte di territorio)

La "Convenzione europea del paesaggio" ha richiamato all'attenzione degli studiosi l'urgenza di diverse questioni: il paesaggio come risorsa economica, il paesaggio come categoria culturale, il paesaggio come "parte di territorio" com'è percepita dalle popolazioni, quindi la sua natura indipendente da suddivisioni amministrative o da classificazioni di ordine funzionale:

Articolo 1 – Definizioni: a."Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.(1);
(Una parte deve essere riconoscibile)

Il senso di appartenenza e il principio di identità di una popolazione dipendono dalla capacità e dalla possibilità di riconoscere la "parte di territorio", che essa abita, la sua regione antropica e culturale.
Nel momento in cui avviene il riconoscimento la parte diventa paesaggio.

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Presupposto metodologico

Attraverso il concetto di "paesaggio urbano", questa ricerca vuole intendere la città dal punto di vista di ciò che ci appare, di ciò che è possibile percepire e riconoscere e di ascrivere lo studio della città alla forma della città, alla concretezza dei "fatti urbani", che la costituiscono ed indicare nella topografia e nella cartografia, attraverso il disegno ed il ri-disegno, i materiali e gli strumenti con i quali descrivere la città.

(Un linguaggio di descrizione)

La città stessa diventa il supporto sul quale poter disegnare.

L'intenzionalità con cui è costruito il linguaggio di descrizione lo porta automaticamente dalla descrizione alla connotazione, dall'analisi al progetto: l'intenzione è contenuta nello "statuto" stesso del linguaggio utilizzato per descrivere il problema.

Nelle Direttive per l'esposizione La città funzionale per IV CIAM del 1933, Le Corbusier sostiene la necessità di codificare uno "statuto di linguaggio", che consenta di ottenere materiali facilmente comparabili tra loro. Oltre alla definizione della legenda e della scala delle rappresentazioni, le istruzioni ai congressisti si spingono fino alla raccomandazione sul tipo di inchiostro da usare. Se il linguaggio di descrizione è strutturato per annotare indicazioni e contenuti di natura funzionale, il contenuto della rappresentazione, ovverosia il suo significato, sarà di natura funzionale e la città raffigurata sarà una "Città funzionale".

Se l'intenzione è quella di mostrare gli elementi del fenomeno architettonico di cui si compongono le città e la loro relazione, l'immagine così ottenuta sarà rappresentativa di una "Città dell'architettura"..

(L'immagine della città)

L'ipotesi operativa è che, diverse rappresentazioni di uno stesso fatto - 7 lezioni per parma, o analoghe rappresentazioni di fatti diversi - dalla città funzionale alla città dell'architettura, possano rassicurarci sulla capacità dell'immagine di raccontarci e svelare qualcosa in merito al significato delle città.

Noi pensiamo che la città possa essere assunta come un fenomeno culturale. Come le altre espressioni della cultura spirituale e materiale anche la forma della città è soggetta a trasformazioni continue. La nuova immagine contiene sempre la perdita della precedente, ma è proprio la natura instabile, mutevole e accidentale del fenomeno che permette di coglierlo per i suoi aspetti eterni, stabili e necessari.

Assumere la città come fenomeno significa ridurne gli elementi al campo delle "manifestazioni che si rilevano all’occhio umano". Ciò non significa disinteressarsi della complessità delle ragioni che hanno generato il fenomeno (ossia gli altri statuti formali o organizzativi che concorrono alla formazione del fenomeno urbano, le forme dell’organizzazione sociale, dell’economia, del politico) quanto ritenere che un lavoro esclusivo sulla forma fisica e sulla sua immagine permetta di individuare retroattivamente per induzione nuovi inaspettati assetti di queste ragioni più estese.

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Le sette lezioni di Parma

(Parma)

Nelle 7 lezioni di Parma, la città è sottoposta – con "insistenza dittatoriale", a 7 diverse sollecitazioni in merito al rapporto tra teoria e forma.

Obiettivo della ricerca diventa così il rapporto tra interpretazione soggettiva e fatto specifico, tra idea e conoscenza.

Il progetto assume il valore ed il potere di una prefigurazione in cui si danno sette immagini della città di Parma. E il "lavoro da fare" è compreso nel campo della teoria, della pratica e della poetica.

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Dalla città funzionale alla città dell'architettura

(Aachen, Padova, Siracusa, Strasburgo, Tallinn, Tarragona, Trento)

Il tipo di "lavoro da fare" rientra nella categoria di una "urbanistica della scoperta".
Nella composizione urbana (nella "arte urbanistica" o arte di costruire la città) la scoperta è contemporaneamente codificazione (come decodificazione e ricodificazione), analisi, progetto, lettura e costruzione.

La definizione dell'immagine deve procedere "gradatamente" per aggiunta di unità di senso. Il metodo prevede l'individuazione dei sistemi morfologici, detti anche "luoghi spazio" o "figure", ritrovati secondo la loro specifica qualità geometrica, fisica e formale. La loro natura non dipende da una ragione funzionale: si può trattare di luoghi specializzati o polivalenti, ma essi devono essere nominabili, devono poter essere detti e poter essere disegnati, circoscritti ed individuati sul foglio da disegno.

(Elencazione)

La compilazione dell'elenco degli elementi è il fondamento dell'intenzione critica.
Esso varia con la natura specifica dell'ambito geografico in cui è collocata la città ma soprattutto con la griglia di classificazione, che si intende adottare o il mondo, ai cui valori si desidera aderire.

solo alcuni esempi:
(secondo classificazioni che fanno riferimento all'armatura figurativa della città)

  • Callotopi, luoghi eccezionali dotati di nome proprio: Borgo di Capo di Ponte, Cittadella dei Monasteri, Foro di San Ercolano, Piazza Duomo, Piazza Grande,...
  • Callotipi, tipi eccezionali dotati di nome proprio: Abbazia di..., Ca'..., Capitello di..., Cascata del..., Chiesa di..., convento di..., Palazzo..., Torre della...
  • Normotipi, elementi seriali dotati di nome comune: capannone, cabina elettrica, casa, parcheggio, torre pubblicitaria...

Oppure:

  • Struttura geomorfologica: sistema viario, sistema idrico (fiumi, canali, cavini,...), vegetazione,...
  • Struttura monumentale: campanili, pievi, capitelli, tesoni agricoli, case coloniche, ...

Oppure:
(secondo una logica strutturalista)

  1. Struttura di permanenza, diacronica, cioè nella sua dimensione storico temporale: gli elementi fisici esistenti che devono essere conservati per il significato particolare che assumono dentro la storia dell'impianto urbano, singolarmente e nelle loro relazioni reciproche;
  2. Struttura di conformazione, nella sua dimensione fisica sincronica: la struttura dell'organizzazione geometrica e formale dell'impianto urbano;
  3. Sistema del collettivo, nell'organizzazione funzionale e nella gerarchia tra le parti: è inteso come il sistema gerarchico di spazi di relazione significativi dentro la città nei loro rapporti con i principali edifici pubblici ed i centri di servizio.

Oppure:
(secondo la nomenclatura specifica del luogo)

Venezia:
arzere, bacino, barbaria, campo, campazzo, campiello, calle, calle lunga, calle larga, cavana, ponte, fondamenta, portego, sottoportego, rio, canal, corte, ramo, lista, punta, ruga, rughetta, riva, salizzada, sacca, zattere.

Oppure:
(di invenzione o patafisica, John Hejduk, Lamcaster/Hannover Masque)

Summer Visitor's Place, Bargeman'sPlace, Hotel, Tower Hill, Retired General'sPlace, Weather Station, Plot Division, Farm Land, Farm Grove, Garden Plots, Animal Hospital, Silo Passage, Store House, Sower's House, Reaper'sHouse, The Post Office, Row-House, Apartment House, School House, Market, Butter Place, Masoner's Place, Masque, Transfer Place, Inspector'sHouse, Useless House, Suicide's House, Prison House, Court House, Time Keeper's Place, ...

(Continuità e discontinuità dello spazio urbano)

La struttura della città storica europea configura uno spazio urbano continuo, nella quale la continuità è data dalla relazione tipomorfologica tra strada ed edificio.

Nella città contemporanea il ruolo assunto dall'assetto tipologico nella città compatta è sostituito dalla percezione di "luoghi-spazio", che si dispongono antiprospetticamente secondo "una topologia, che non presenta una sola misura dello spazio, ma tante misure quante sono le diversità dei luoghi in cui lo spazio coincide con il luogo stesso." (2)

A fronte delle forme di pianificazione, che impoveriscono le differenze e privilegiano gli aspetti di equivalenza a cui subordinare ogni elemento del territorio, sottoponendolo a una regola ripetitiva e generica, l'attualità del dibattito ci pone di fronte a due alternative concettuali prevalenti: da un lato, la "città generica" (3); , dall'altro, la configurazione di una città, che esalta il particolare rispetto al generale, in cui il suolo è organizzato a partire dalla disposizione di figure dotate di senso e il disegno della sua trama ("plot") è subordinato al carattere dei luoghi.

Si forma così una scrittura iconografica del tessuto urbano, che stabilisce un disegno della città nella forma di un ritratto percepito secondo un'immagine a due dimensioni, cui l'autorità e la precisione di un "linguaggio di descrizione" conferisce il ruolo di una vera e propria carta o mappa della struttura figurativa della città.

(Composizione architettonica e urbana vs pianificazione)

Il contributo che la Composizione architettonica e urbana può dare alla Pianificazione del territorio riguarda la natura stessa della composizione: stabilire una relazione tra le parti e stabilire questa relazione secondo una gerarchia. Si tratta, in prima istanza, di concordare sull'importanza di considerare le figure del territorio secondo la loro diversa natura. In tal senso, il ruolo della morfologia è quello di stabilire la "differenza di qualità" tra le "cose" del territorio. Il ruolo della Pianificazione è quello di tradurre il campo di possibilità, ampio ma certamente finito, insito nella struttura figurativa della città, in un quadro normativo coerente.(4)

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Conclusione

Le due ipotesi di lavoro - le 7 lezioni di parma e dalla città funzionale alla città dell'architettura, sono tra loro complementari.

La definizione della struttura figurativa della città vuole costruire una carta della città (Aachen, Padova, Siracusa, Strasburgo, Tallinn, Tarragona, Trento), in cui sia contenuto il suo potenziale figurativo e ne rappresenti i caratteri permanenti. Le sette immagini di Parma riflettono specularmente la stessa dominante, il significato stesso delle città: che le diverse immagini di uno stesso fatto abbiano in comune una struttura, che permetta loro di essere tutte rappresentazioni dello stesso fatto.

(Lamberto Amistadi, coordinatore)

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Legenda:

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Information for participants

Workshops

  • Parma, 3 December 2010:
    seven lessons for parma
  • Modena 10 December 2010:
    from the functional city to architecture city

During the workshops, the speakers will express their “fundamental point of view” on the themes set out below exposed, their method of work and their approach to the study and comprehension of contemporary urban phenomena.

On that occasion, we will measure distances among different points of view, find a common language and integrate concepts on the matter of present and future urban planning. The case study located in the area of Parma will be presented and discussed that day.

Premise

(Landscape as part of the territory)

The "European Landscape Convention" called the attention of experts on some urgent matters: landscape as a an economic resource, landscape as cultural category, landscape as a "part of the territory" as it is perceived by people, therefore its nature which is independent of administrative divisions or functional classifications:

Article 1 - Definitions: "Landscape" means an area, as perceived by people, whose character is the result of the action and interaction of natural and/or human factors.(1);
(A part should be recognizable)

The sense of belonging and the principle of identity of people depend from the ability and opportunity to recognize the "part of territory" they live in, their human and cultural region.
Once they recognize it, the part becomes landscape.

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Methodological assumption

Through the concept of "urban landscape", this research considers the city from the point of view of what appears, of what is possible to perceive and recognize and ascribes the study of the city to its shape, to the concreteness of "urban facts" that form them, and mark in the topography and cartography, through the design and re-design, the materials and tools to describe the city.

(A language of description)

The city itself becomes a support to write on.

The intention with which the language of description is built takes him automatically from description to connotation, from analysis to planning: the intention is included in the "statute" of the language used to describe the problem.

In Directives for the exhibition, The functional city, for IV CIAM in 1933, Le Corbusier claims the necessity to encode a "statute of language" that allows to have materials easily comparable among them. Besides the definition of a legenda and of a scale of representations, the instructions to the people attending the convention include even the type of ink to be used.

If the language of description is structured to note down suggestions and contents of functional nature, the content of the representation, that is its meaning, will be of functional nature as well and the city represented will be a "functional city". If the intention is that of showing the elements of the architectural phenomenon that make the cities and their relation, the resulting image will then be representative of an "Architecture City".

(The image of the city)

The operational hypothesis is that different representations of the same fact - 7 lessons for parma , or similar representations of different facts - from the functional city to the architecture city, can reassure us on the ability of images to tell us something about the meaning of cities.

We think that city can be considered as a cultural phenomenon. As other expressions of spiritual and material culture, the shape of the city as well is subject to continuous changes. A new image involves always the loss of the previous one, but it is just the unstable, all-changing and accidental nature of the phenomenon that allows to gather its eternal, permanent and necessary aspects.

Consider the city as a phenomenon means to reduce all its elements to the field of “manifestations that can be perceived by the human eye.” This does not imply to ignore the complexity of the reasons that originated the phenomenon (that is, the other formal or organizational statutes that concur in the creation of the urban phenomenon, the forms of social, economic and political organization), but rather to consider that an exclusive work on the physical form and on its image permits to identify retrospectively for induction new and unexpected assets of these extended reasons.

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The seven lessons of parma

(Parma)

In the 7 lessons of Parma, the city is subject – with “dictatorial insistence” – to 7 different solicitations about the relation between theory and shape.

The aim of the research becomes, then, the connection between subjective interpretation and specific fact, idea and knowledge.

The project acquires the value and power of a prefiguration in which seven images of Parma are given.

And the “work to be done” is comprised in the field of the theory, the practice and the poetics.

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From the functional city to the city of architecture.

(Aachen, Padova, Siracusa, Strasburgo, Tallinn, Tarragona, Trento)

The type of “work to be done” falls into the category of an “urban planning of the discovery”.
In architectural composition (in the art of planning or building the city) the discovery is at the same time coding (as decoding and recoding), analysis, project, interpretation and construction.

The definition of the image should proceed “gradually” by addition of units of meaning. This methods is based on the individuation of morphological systems, also known as “places of space”or “figures”, according to their specific geometric, physical and formal quality. Their nature does not depend from a functional reason: they could be specialized or polyvalent places, but it has to be possible to name or design them, circumscribe and localize them on the drawing paper.

(Listing)

The listing of the elements is the basis of the critical intention.
It changes according to the specific nature of the geographic context in which the city is located, but most of all to the classification scheme adopted or to the world of values to which we choose to adhere.

just some examples:
(according to the classification referring to the figurative armor of the city)

  • Callotopi, exceptional places with a proper name: Borgo di Capo di Ponte, Cittadella dei Monasteri, Foro di San Ercolano, Piazza Duomo, Piazza Grande, ...
  • Callotipi, exceptional types with a proper name: Abbazia di..., Ca'..., Capitello di..., Cascata del..., Chiesa di..., convento di..., Palazzo..., Torre della...
  • Normotipi, serial elements with common names: warehouse, house, parking, advertising tower

Or:

  • Geological- morphological emergencies: rocks, crests..
  • Historical-artistic emergencies: manufactures, urban structures morphologically concluded...
  • Environmental emergencies: parks, woods, lakes, rivers, falls, panoramic viewpoints, dams...
  • Systems of relation: topological interrelations, paths-webs, bicycle tracks, view protections.

Otherwise:

  • Geo-morphological structure: street system, water system (rivers, canals), vegetation,...
  • Historical structure: bell towers, churches, capitals, tesoni agricoli, rural houses,...

Otherwise:
(according to a structuralist logic)

  1. Permanence structure, diachronical, that is in its historical and temporal dimension: the physical elements that must be preserved because of their peculiar meaning in the urban settlement history, whether individually or in their mutual relationships;
  2. Shape structure, in its physical and synchronical dimension: the geometric and formal structure of the urban settlement;
  3. Collective space system, in its functional setting and parts scale: it means the hierarchical system of revealing relation spaces in the city, in their connections with main public buildings and public facilities centers.

Otherwise:
(through a peculiar nomenclature of the place)

Venice:
arzere, bacino, barbaria, campo, campazzo, campiello, calle, calle lunga, calle larga, cavana, ponte, fondamenta, portego, sottoportego, rio, canal, corte, ramo, lista, punta, ruga, rughetta, riva, salizzada, sacca, zattere.

Otherwise:
(of invention or pataphysics, John Hejduk, Lamcaster/Hannover Masque)

Summer Visitor's Place, Bargeman'sPlace, Hotel, Tower Hill, Retired General'sPlace, Weather Station, Plot Division, Farm Land, Farm Grove, Garden Plots, Animal Hospital, Silo Passage, Store House, Sower's House, Reaper'sHouse, The Post Office, Row-House, Apartment House, School House, Market, Butter Place, Masoner's Place, Masque, Transfer Place, Inspector'sHouse, Useless House, Suicide's House, Prison House, Court House, Time Keeper's Place, ...

(Continuity and discontinuity of the urban space)

The European historical city structure sets up a continuous urban space, in which the continuity appears in the typological and morphological relationship between the street and the building.

In the contemporary compact city the role of the typological structure is replaced by the perception of “space-places”, arranged in a non-perspective way through "a topology that does not produce a unique measure of the space, but as much measures as the differences of the places in which the space fits with the place itself" (2)

Talking about planning forms, that level differences and privilege the common features that control every aspect of the area through a repetitive and generic rule, the contemporary debate presents two predominant conceptual options: on one side the “generic city (3) ,on the other a city that celebrate the peculiar over the general, in which the sole is set starting from an arrangement of sensible figures, and the design of its “plot” is subject to the nature of places.

In this way we create an iconographic writing of the urban fabric, which sets a plan of the city as a two dimensional picture that the influence and the precision of a “descriptive language” render a real map of the figurative structure of the city.

(Architecture and urban composition vs planning)

The contribution that architecture and urban composition can make to planning concerns the very nature of planning: to set a relationship between parts and to set this relationship according to a hierarchy. First of all, it’s about finding an agreement about the importance of considering the region figures in their different nature. In this sense, the role of morphology is to set the “quality difference” between “things” of the region. The role of region planning is to translate into an institutional framework the field - wide but certainly finite - of options incidental to the figurative structure of the city (4)

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Conclusion

The two work hypothesis - 7 lessons in parma and from the functional city to architecture city , are complementary.

The definition of the figurative structure of the city aims at building a map of the city (Aachen, Padova, Siracusa, Strasbourg, Tallinn, Tarragona, Trento) that contains its figurative potential and represents its perpetual issues. The seven images of Parma reflect the same dominant, the very meaning of the city: different images of a same fact have a common structure, that let all of them to be a representation of the same fact.

(Lamberto Amistadi, coordinator)

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