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Lucia De Vincenti
La manifestazione del 22/12/2010 a Roma sfila lungo la Tangenziale Est, (foto tratta da: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=131670&sez=HOME_SCUOLA).
Il 23 dicembre 2010 è stato approvato definitivamente dal Senato il DDL Gelmini per la riforma dell’università.
Durante i mesi in cui il DDL è stato discusso, studenti e ricercatori universitari hanno presidiato strade, piazze, tetti, monumenti, palazzi e stazioni delle città italiane per manifestare il proprio dissenso nei confronti di una riforma che, riducendo drasticamente le borse di studio e istituendo i cosiddetti ‘prestiti d’onore’[1], di fatto nega il diritto allo studio per tutti.
In questa sede ci interessa evidenziare le forme con cui la mobilitazione si è espressa durante i mesi di novembre e dicembre 2010.
Nello specifico possiamo distinguere due articolazioni principali delle azioni di protesta:
1. abitare e presidiare spazi ed edifici storici
Il 23 novembre 2010 i ricercatori della Rete 29 Aprile[2] salgono sul tetto della facoltà di Architettura di Fontanella Borghese da cui guardano Montecitorio e discutono le ragioni della protesta. Nel fare e nello stare nasce un luogo civico nel centro storico di Roma. Contemporaneamente, uno dopo l’altro vengono presidiati il Colosseo, la torre di Pisa, la Mole Antonelliana, San Marco, il Mausoleo di Teodorico, il centro storico di L’Aquila, etc. Se è vero che nella Storia la collettività tende a “esprimersi con caratteri di permanenza nei monumenti urbani”,[3] possiamo allora affermare che edifici e spazi storici hanno riacquistato il loro significato civico e collettivo, la protesta si è appropriata dei monumenti delle nostre città e li ha riscoperti come luoghi attivi e riconoscibili, come lo spazio concreto dove esprimere le proprie idee.[4]
In questo caso il dove avviene la dimostrazione del dissenso sottolinea e amplifica il messaggio della protesta: la cultura e la conoscenza devono essere la base da cui ripartire per uscire dalla crisi e ricostruire il futuro dell’Italia.
2. abitare e camminare attraverso le infrastrutture che mettono in rete le città e i loro settori urbani come le autostrade, le stazioni, le tangenziali
Il 14 dicembre 2010 la manifestazione contro il DDL Gelmini a Roma viene accerchiata e si scontra con la zona rossa. Il centro storico diventa chiuso e invalicabile, i suoi spazi sono disabitati e perdono di significato. Il 22 dicembre la manifestazione ignora la zona rossa e cambia rotta: si dirige verso la periferia, camminando lungo la Tangenziale est, occupando il viadotto della Roma - L’Aquila, approdando nel quartiere Prenestino.
"Voi chiusi nella zona rossa, noi liberi nella città": lo slogan che guida i manifestanti verso la periferia est di Roma condensa tutto il significato della mobilitazione. Per esserci e dire ciò che si pensa si abitano gli spazi della città dove è possibile generare nuove relazioni tra l’ambiente urbano e i suoi abitanti.
In questo caso allora i nuovi monumenti della protesta son diventati la Tangenziale Est, dove chi stava in macchina ne usciva e applaudiva o meno i manifestanti, o la via Prenestina, con i suoi palazzi intensivi e le signore affacciate che rispondevano a chi sfilava in strada.
“Nell’attualità potremmo costruire la storia del camminare come forma di intervento urbano”. [5] Le azioni itineranti della protesta contro il DDL Gelmini ci offrono la seguente riflessione: la possibilità di generare luoghi civici è data da due agenti tra loro inscindibili, gli spazi urbani e le persone che in essi vi abitano, vi agiscono e vi camminano.
Lucia De Vincenti, Architetto e Dottore di ricerca in “Composizione Architettonica e Teorie dell’Architettura” all’Università di Roma La Sapienza.
[1] Cfr. DDL n.1905, art. 4, comma 1b. Cfr: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00446650.pdf
2] Il 29 aprile 2010, 300 ricercatori di 35 atenei italiani si riuniscono in assemblea a Milano per controbattere i punti del DDL Gelmini, nasce così la Rete29Aprile. Per approfondimenti vedi: http://www.rete29aprile.it/
[3] cfr. Aldo Rossi, L’architettura della città, cittàstudiedizioni, Milano, 1978, p.12
Dal tetto della Facoltà di Architettura di Fontanella Borghese a Roma (foto dell’autore)