Scegli la Lingua

Festival dell'architettura

Ti trovi in: Home page > Archivio Magazine > Il Municipio di Colognola di Eccheli e Campagnola

Il Municipio di Colognola di Eccheli e Campagnola

La scrittura al tempo degli analfabeti

Filippo Bricolo

Piante del Municipio e dettagli delle modanature

Piante del Municipio e dettagli delle modanature

Immaginatevi la difficoltà di due scrittori al tempo degli analfabeti o di due musicisti in una nazione di sordi. Cosa fare? Cambiare sistema comunicativo oppure ostinarsi a scrivere?
Maria Grazia Eccheli e Riccardo Campagnola non hanno dubbi. Tra scrivere l’architettura rimanendo incompresi o farsi capire facendo i pagliacci scelgono la prima ipotesi.
L’Architettura è per loro una cosa seria e l’Architettura Civica lo è ancora di più.
Il grande cornicione in cemento, che corona il prospetto di uno dei tre edifici che costituiscono la composizione del Municipio di Colognola ai Colli, non è solo una citazione palladiana e non è certo un divertissement. La grande trabeazione di Colognola dice che, in quella parte di edificio a doppia altezza, si trova la sala consigliare. Quello è il luogo dove la comunità si riunisce per decidere del proprio futuro, per confrontarsi. Attraverso il cornicione la facciata diventa l’espediente narrativo necessario a raccontare all’esterno ciò che accade all’interno ed è così che un muro cieco diventa metaforicamente trasparente.
Ma l’architettura parlante della Eccheli e di Campagnola non descrive solo se stessa ma è in grado di raccontare anche la storia della comunità e riannodare i nodi di una trama interrotta. Ecco allora che la giacitura degli edifici, riorganizzati dalla nuova loggia a formare una corte orientata verso la collina, si incarica di unire simbolicamente il nuovo paese con il suo centro antico.
Nell’opera di Maria Grazia Eccheli e Riccardo Campagnola, come accade sempre nella grande architettura, la composizione assume un valore semantico e l’insieme degli elementi diventa un racconto che chiunque potrebbe agilmente leggere se fosse dotato di una discreta apertura mentale e avesse anche una minima conoscenza del linguaggio architettonico.
Certo è che l’imperante dilagare dell’ignoranza architettonica non contribuisce ad avvicinare l’architettura significante a coloro i quali dovrebbero esserne i lettori.
Non credo comunque che a Maria Grazia Eccheli e Riccardo Campagnola importi più di tanto che l’arbasiniana casalinga di Voghera veda in quel cornicione solo un cornicione. Chi suona per i sordi sa i rischi che corre.
Qualcuno potrebbe tacciare i nostri di intellettualismo architettonico,  di anacronistico attaccamento a valori desueti, oppure ancora di aristocratico distacco.
Ma cosa c’è di male ad essere intellettuali? Cosa c’è di male a fare architetture che richiedono di essere lette e cosa c’è di sbagliato nel credere fortemente in un’architettura senza tempo?
Trotzdem (nonostante tutto) così intitolava un suo libro l’ostinato Adolf Loos. E così, nonostante tutto, Eccheli e Campagnola procedono nel loro cammino come un treno che attraversa i paesaggi più diversi senza spostarsi dal suo tragitto. E allora è anche giusto rendere omaggio alla coppia veronese perché non è facile attardarsi a fare resistenza quando non è più di moda e certo non è agevole essere Campagnola ed Eccheli in un momento in cui la scrittura architettonica sta scomparendo sotto il doppio fuoco nemico delle sgrammaticature da lottizzazione e il paradosso del nuovo conformismo avanguardistico delle archistar.
Questa è però la loro strada e così mentre le nuove donne dell’architettura come la Zaha o la Odille veleggiano sospinte dal vento forte del glamour spostandosi da un buffet a Roma ad un light lunch a New York, Mariagrazia, non riesce a smettere di vedere che le regine sono nude e non è certo un bel vedere.
Io preferisco distogliere lo sguardo e andare a Colognola sedermi su di una delle panchine poste nel parco davanti al Municipio e pensare al buon Malher che, un giorno che non era occupato a creare capolavori, ha ben pensato di scrivere una frase di quelle destinate a diventare mitiche: la tradizione  è la salvaguardia del fuoco non l’adorazione della cenere. Così in questo inverno senza fine della cultura architettonica mi fa piacere che a Colognola ci sia un piccolo fuoco da consultare e da tenere acceso per riscaldarci cercando un futuro serio per questo freddo e smemorato presente. 

 

Filippo Bricolo, Architetto e Docente a contratto in Composizione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Parma

La corte del Municipio orientata verso il campanile del centro antico - ZOOM

La corte del Municipio orientata verso il campanile del centro antico