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Nervi, il MAXXI e le regole del buon vicinato

Daniele Carfagna

Pier Luigi Nervi, Palazzetto dello Sport, Roma 1956-57. In sfondo uno degli edifici del Villaggio Olimpico

Pier Luigi Nervi, Palazzetto dello Sport, Roma 1956-57. In sfondo uno degli edifici del Villaggio Olimpico

La mostra su Pier Luigi Nervi allestita in questo periodo all’interno del MAXXI a Roma (1) ci offre la particolare occasione di poter mettere insieme due protagonisti dell’architettura del Novecento, distanti temporalmente e per cultura, e ragionare sui temi della costruzione di un progetto.
Le coincidenze sono curiose e sollecitano queste riflessioni. il MAXXI infatti ospita la produzione di Nervi, del quale alcune delle opere romane più rappresentative si trovano proprio a pochi metri di distanza: il Palazzetto dello Sport, lo stadio Flaminio, il viadotto di Corso Francia.
Edifici molto vicini, quelli di Nervi e il museo della Hadid, che fanno parte di quegli elementi primari che punteggiano e caratterizzano, insieme all’Auditorium, al ponte della musica, alla Casa della Scherma l’asse che va dal parco di Villa Glori al Foro Italico.
Edifici oltretutto accumunabili ad un primo impatto, perché fanno della matericità del cemento e delle sue possibilità plastiche la loro cifra espressiva.
Edifici però agli antipodi per quanto riguarda il pensiero sul processo produttivo dell’architettura.
Un pensiero di Nervi può centrare meglio l’argomento: “Molti critici d’arte hanno detto «come è bella l’architettura di Giotto e di Raffaello». Potevano dipingere esili colonne, archi delicati: ma quella è pittura. L’architettura è fatta di pietre e funzioni”.(2) L’architettura dunque, nel pensiero di Nervi, deve sottostare a leggi fisiche che la riportano ad una dimensione tecnica, fatto immanente che dovrebbe essere assunto come motore di costruzione formale già dalla fase di progetto.
Scrive Aldo Rossi che dopotutto non c’è separazione tra il progetto e la sua realizzazione, ovvero “non esiste un regista, uno scenografo, un calzolaio, un tecnico qualsiasi, qualsiasi tipo di artefice che non sappia esattamente il risultato, la traduzione del suo lavoro”.(3)
Se il lavoro di Nervi è tutto votato a questo principio, l’opera romana della Hadid ci dimostra che l’affermazione di Rossi non risulta poi così universale. Tra il progetto e la successiva realizzazione il MAXXI è mutato notevolmente. La tensione delle linee, esaltata da prospettive quasi anamorfiche, la leggerezza e la trasparenza dei volumi filanti, elementi caratterizzanti il progetto di concorso, si tramutano nel farsi della costruzione in qualcosa d’altro.
La realizzazione deve correggere ciò che nel progetto è “pittura”: I volumi semitrasparenti si solidificano in masse di cemento che denunciano tutto il loro peso. Il senso di dinamicità del progetto,enfatizzato dalle viste a volo d’uccello, si infiacchisce se si scende ad altezza d’uomo, riacquistando però vigore all’interno delle gallerie espositive e con le rampe di distribuzione che attraversano l’atrio. Ciò che è sulla carta mantiene una dose di puro e astratto segno grafico. La fase costruttiva diviene un nuovo atto creativo, al quale l’idea dovrà immancabilmente adeguarsi.
Ma queste brevi ed incomplete osservazioni credo rimangano in un campo strettamente limitato alla speculazione tra architetti. Ciò che conta, dopotutto, è l’oggetto finito e il modo in cui riesce ad entrare nelle dinamiche urbane. Una volta immesso nella città deve assumersi il compito, non così semplice, di arricchire l’uso e la percezione dei luoghi. È in questo, credo, che si misura la qualità di un pezzo di città. Così i limpidi e ricamati volumi di Nervi e i gli spazi nervosi e complessi del MAXXI collaborano insieme a questo scopo. Cercando, per buona educazione, di nascondere ad abitanti e visitatori il fatto che a volte si guardano un po’ in cagnesco.


Daniele Carfagna, Architetto e Dottore di ricerca in Composizione architettonica alla Sapienza Università di Roma


(1) La mostra, a cura di Carlo Olmo, durerà fino al 20 marzo 2011

(2) Il testo è tratto dagli appunti di Roberto Einaudi presi durante le lezioni di Nervi alla Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma nell’A.A. 1959-60. Cfr. R. Einaudi, (2010). Pier Luigi Nervi: lezione romane. Lecture Notes, Roma 1959-60. In A. Trentin, T. Trombetti, La lezione di Pier Luigi Nervi. Milano: Mondadori, p. 85 

(3) C. Aymonino, V. Gregotti, V. Pastor, G. Polesello, A. Rossi, L. Semerani, G. Valle, (1980). Progetto realizzato. Venezia: Marsilio, pp. 156-157

 

 

Zaha Hadid, MAXXI, Roma 1998-2009. Ingresso principale

Zaha Hadid, MAXXI, Roma 1998-2009. Ingresso principale