Abstract
In quest’articolo si considerano due casi di riqualificazione urbana a Bologna: la Nuova Sede Unica del Comune ed il centro commerciale Officine Minganti. Entrambi nascono dal progetto di costituire nuove centralità nella Bolognina, ex quartiere operaio, ricorrendo anche ad elementi architettonici e di marketing che richiamano la dimensione della spettacolarizzazione. Entrambi hanno mostrato molte problematiche, alcune delle quali risolte ed altre tuttora in corso, soprattutto per le Officine Minganti. L’articolo si basa su: analisi bibliografica, consultazione di documenti amministrativi, consultazione di siti web, interviste a testimoni privilegiati e osservazione diretta dei due insediamenti.
In quest’articolo considero due casi di riqualificazione a Bologna: la Nuova Sede Unica del Comune ed il centro commerciale Officine Minganti. Entrambi nascono dal progetto di costituire nuove centralità urbane nella zona in cui si trovano, la Bolognina, servendosi anche di elementi architettonici nuovi e non privi di elementi di spettacolarizzazione. In entrambi sono sorte molte problematiche, alcune risolte ed altre tuttora in corso. L’articolo si basa sull’analisi bibliografica, la consultazione di documenti amministrativi e di alcuni siti web, il ricorso ad interviste a testimoni privilegiati e l’osservazione diretta dei due insediamenti.
La Bolognina: alcuni dati
La Bolognina si estende per 475 ettari nella prima periferia nord di Bologna. È delimitata dalla tangenziale a nord, dalla ferrovia a sud, da via Stalingrado a est e dal canale Navile a ovest.
Con 35448 residenti al 31 dicembre 2016, ha alcune peculiarità rispetto al resto della città: una quota leggermente più alta di giovani (il 26,6% di under 30 rispetto al 24,9% di Bologna), una più bassa di anziani (il 21,5% di over 65 rispetto al 25,4%), ma soprattutto molti più stranieri (il 25,6%, rispetto all’11,2%).
Questi dati rimandano alla Bolognina come zona “popolare”, come conferma la sua storia: è stata a lungo zona di operai e di fabbriche, dalla Cevolani nel 1900 alla Minganti nel 1919, dalla Casaralta nel 1919 all’Acma nel 1929 alla Sasib nel 1933 (Scandurra, 2016). La dismissione industriale ha però colpito queste realtà negli anni Ottanta e Novanta, creando aree vuote e zone degradate, nonché la necessità/opportunità di riqualificare.
Nuova Sede Unica e Officine Minganti: due nuove centralità?
La Nuova Sede Unica e le Officine Minganti hanno una storia breve ma travagliata. Il progetto, partito già durante la giunta guidata da Giorgio Guazzaloca (1999-2004), vede il completamento durante quella di Sergio Cofferati (2004-2009). È infatti con il Piano Strutturale Comunale (Comune di Bologna, 2007), che viene varato il progetto delle “7 città” tra cui quella della ferrovia, che tocca la Bolognina ed in particolare l’area dell'ex Mercato Ortofrutticolo. Dopo una lunga trattativa tra pubblico ed una moltitudine di attori privati, si arriva all’inaugurazione delle Officine Minganti nel marzo 2006 e della Nuova Sede Unica nell’ottobre 2008.
In quest’ultima, grande struttura di cristallo divisa in tre blocchi di diversa altezza, trovano sede tutti gli uffici comunali e numerosi esercizi commerciali; viene inoltre costruita una piazza in mezzo ai tre blocchi, più bassa rispetto al livello stradale, alla quale si accede da un’ampia scalinata. Il complesso mostra subito una forte dimensione spettacolare, in buona parte legata al ruolo “rigeneratore” che si propone; la magnificenza “hollywoodiana” della cerimonia d’inaugurazione è un chiaro indicatore in tal senso. Fin dall’inizio, inoltre, si caratterizza per molti elementi di marketing: è opera dell’archistar Mario Cucinella, ha un impatto visivo tanto maestoso quanto diverso dagli altri edifici dell’area, è “impreziosita” da dettagli “griffati” come l’opera Love Difference di Michelangelo Pistoletto.
Riguardo alle Officine Minganti, centro commerciale sorto dove c’era l’omonima fabbrica, sono il primo (e finora l’unico) insediamento industriale della Bolognina ad avere completato un processo di riconversione (Collettivo Piano b, 2007). Il progetto ha puntato molto sulla vecchia identità del luogo, com’è ben riassunto dallo slogan "Officine Minganti. Una fabbrica d’incanti". Questo rimanda peraltro ad un immaginario fiabesco spesso presente nei luoghi di consumo (Ritzer, 2005), ma assai poco legato alla cultura operaia e popolare.Della fabbrica vengono ripresi molti elementi architettonici: pavimenti in cemento, vetro e acciaio nelle vetrine, solai in lamiera grecata, vecchi torni e frese esposte in teche, carri ponte sospesi vicino al tetto e ben visibili dalle scale mobili. Il centro commerciale, però, si configura da subito come una realtà aliena al territorio; basti dire che i cinesi sono esclusi dall’assegnazione degli esercizi commerciali, mentre gestiscono gran parte delle attività dell’area. Ancora oggi le Officine Minganti deludono ampiamente le aspettative, con un forte turnover di attività e solo sei presenti attualmente: tre negozi, un ristorante, la palestra Virgin ed il supermercato Coop. Anche lo slogan è cambiato: la “fabbrica d’incanti” sé divenuta più sobriamente (ma comunque ambiziosamente) “Il centro vitale di Bologna”.
La percezione di questi spazi: l’osservazione ed alcune interviste
Riguardo alla Nuova Sede Unica, le osservazioni svolte mostrano come tutti i servizi e gli esercizi commerciali vengono fruiti molto più da pendolari e city user (Martinotti, 1993) che dai residenti; questa tendenza, particolarmente forte nei primi anni di apertura della sede (Daconto, 2009), in buona parte continua tuttora. Un esempio per tutti: il Krysstal, locale molto in voga per aperitivi e musica dal vivo, sembra assai poco frequentato dagli abitanti della Bolognina.
L’osservazione diretta conferma anche l’insuccesso delle Officine Minganti: l’afflusso di persone è rimasto scarso in ogni giorno della settimana. I negozi, a parte la Coop, non sembrano frequentati dalla popolazione della zona né pensati per tale scopo; la palestra Virgin Active, ad esempio, è frequentata ma decisamente più cara delle altre del quartiere.
Venendo alle interviste ai testimoni privilegiati (ex-amministratori, residenti, urbanisti), è chiara la percezione di un radicale cambiamento della Bolognina e dei conflitti che questo comporta tra vecchie e nuove popolazioni, conflitti che inevitabilmente si concentrano attorno a spazi come questi e che autorizza senz’altro a parlare di “città contesa” (Bergamaschi, Castrignanò, 2014). Alla Sede Unica, peraltro, si rimprovera il maggior carico di traffico nell’area e, più in generale, l’assenza di un progetto unitario di riqualificazione. Il caso delle Officine Minganti, poi, viene considerato una strana combinazione: si è voluto valorizzare il passato, producendo però una realtà avulsa dal tessuto sociale e commerciale della zona.
Gli abitanti intervistati, comunque, non danno un giudizio negativo dei due insediamenti, né li percepiscono come “violenze” al territorio, a differenza di altri progetti attuati alla Bolognina (vedi ad esempio la rabbia dei residenti di Via Carracci, che costeggia la stazione ferroviaria, per quanto riguarda i cantieri dell’Alta Velocità).
Un punto chiave del problema sembra però il modo di gestire il disegno di riqualificazione: tutti reclamano un maggiore coinvolgimento della popolazione, coinvolgimento che non è avvenuto né per la Sede Unica né per le Officine Minganti.
“Oltre lo spettacolo niente”: riflessioni conclusive
La spettacolarità di questi due progetti ha creato un contrasto che, soprattutto per la Nuova Sede Unica, diventa stridente. Se quest’ultima appare più “riuscita” rispetto alle Officine Minganti, si trova però in territorio circondato di insediamenti “scomodi”. Basti pensare al centro sociale Xm 24 proprio a fianco degli uffici comunali, oppure all’ex sede della Telecom, occupata da quasi trecento persone e sgomberata nell’ottobre 2015 tra polemiche e scontri in strada (Capelli et al., 2015). Come se non bastasse, in quell’area si inserisce la travagliata storia di Trilogia Navile, proprio dietro alla Nuova Sede Unica: complesso edilizio di lusso partito con grandi ambizioni dieci anni fa, giace tuttora tra cantieri, transenne, sporcizia e feroci proteste dei (pochi) residenti (Capelli, 2016).
I limiti, in entrambi i casi, sembrano soprattutto in una dimensione fruitiva che ha prevalso su quella abitativa e sociale, senza produrre quella mixitè che è sempre più una priorità nelle strategie di riqualificazione dei quartieri urbani (Castrignanò, 2008). Tutto lascia supporre che quanto progettato fosse rivolto soprattutto ad un tessuto sociale più agiato, in arrivo per la gentrificazione in corso (Collettivo Piano B, 2008). Buona parte della zona, però, è quella di sempre: anche senza fabbriche, la Bolognina resta popolare per qualità edilizia, tessuto commerciale e tipologia di abitanti (Scandurra, 2016). La tendenza alla privatizzazione e alla mercificazione avvenuta, quindi, rende sinistramente attuali le riflessioni di Georg Simmel sull’economia del denaro nella metropoli (1998).
Bibliografia
Bergamaschi, M.; Castrignanò, M. (2018), La città contesa. Popolazioni urbane e spazio pubblico tra coesistenza e conflitto. FrancoAngeli,Milano.
Bignami, S. (2008), Una grande opera firmata Pistoletto. Repubblica - Bologna, 19 giugno
Capelli, E. (2016), Cantieri fantasma e fallimenti: così è svanito il sogno urbanistico del Navile. Repubblica - Bologna, 30 luglio
Capelli, E.; Cori, A.: Giusberti, C.; Venturi, I. (2015). Maxi occupazione a Bologna, sgomberate donne e bambini. Repubblica – Bologna, 20 ottobre
Castrignanò, M. (2008). "Sostenibilità, densità e sviluppo urbano". Sociologia urbana a rurale, 85, 93-103
Collettivo Piano B (2007). "La fabbrica e il dragone Casaralta. Inchiesta sociale su una fabbrica e il suo territorio". Metronomie, 34-35, 43-103
Daconto, L. (2009). Accessibilità urbana. Due studi di caso: a sede unica degli uffici comunali e le Officine Minganti a Bologna. Tesi di Laurea Magistrale in Occupazione Mercato Ambiente, Università di Bologna – Facoltà di Scienze Politiche, anno accademico 2008/2009
Martinotti, G. (1993) Metropoli. La nuova morfologia sociale della città. Il Mulino, Bologna.
Ritzer, G. (2005) La religione dei consumi. Cattedrali, pellegrinaggi e riti dell’iperconsumismo. Il Mulino, Bologna.
Scandurra, G. (2016) "Cosa sarà della Bolognina? Territori in trasformazione". Archivio di studi urbani e regionali, 117, 51-71.
Simmel, G. (1998) Le metropoli e la vita dello spirito. Armando Editore, Roma.
Sitografia
Piano Strutturale Comunale: http://informa.comunebologna.it
Krysstal (bar e ristorante): http://www.krisstal.net
Officine Minganti (centro commerciale): www.officineminganti.it
Repubblica – Edizione di Bologna: http://bologna.repubblica.it
Trilogia Navile: http://www.viveremercatonavile.org/wp/tag/trilogia-navile
Xm 24 (Spazio sociale autogestito): http://www.ecn.org/xm24
Gabriele Manella è professore associato di Sociologia del territorio presso l’Università di Bologna, dove è anche segretario del Ce.P.Ci.T (Centro Studi sui Problemi della Città e del Territorio). Tra le sue pubblicazioni recenti si ricorda la curatela del volume "Per una rinascita delle aree interne. Una ricerca nell’Appennino Bolognese" (Angeli, 2017).