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Anna Rita Amato

Città formale e città informale

Le ragioni sociali della forma urbana

Fasi formative principali della casa a corte latino-americana - ZOOM

Fasi formative principali della casa a corte latino-americana

Abstract

La ricerca proposta parte dal presupposto che il metodo di progettazione basato sullo studio della morfologia urbana possa costituire una guida per interventi urbani all’interno dei cosiddetti tessuti “informali”. Gli studi condotti dimostrano infatti che il tessuto urbano informale, il cui sviluppo prescinde da pianificazioni o da logiche normative, risulta però strettamente legato a dinamiche sociali ed economiche. Sotto questo punto di vista lo sviluppo della città informale contemporanea può essere messa a confronto con le dinamiche di formazione e trasformazione dei centri urbani pre-moderni, sottolineando la netta analogia che lega le trasformazioni urbane alle necessità e alle dinamiche sociali, proprie dell’intorno culturale in cui tali organismi urbani si identificano.Il riconoscimento di una logica di sviluppo di tali tessuti, diventa lo strumento in grado di guidarne la rigenerazione urbana, rispettandone la cultura abitativa.


Le riflessioni proposte in queste pagine fanno parte di una ricerca più ampia[1] che ha come oggetto la lettura dei risultati del processo di trasformazione dell’organismo abitativo a corte i cui caratteri possiamo ritrovarli in tutte le espressioni del mondo antropizzato, dalle sue origini fino ad oggi.

Questo approfondimento vuole ripercorrere la storia evolutiva dell’abitazione a corte in area latino-americana, che si sviluppa in un arco di tempo relativamente breve e che arriva a definire la forma degli spazi urbani contemporanei.

Le città sud-americane nascono quasi sempre da pianificazioni e all’interno di questi tessuti apparentemente cosi regolari trovano spazio quegli ambiti urbani che ospitano la porzione di società più al margine che, per mancanza di risorse, si istalla in forma spontanea definendo quei tessuti che oggi chiamiamo ‘città informale’. Quello che si tenta di dimostrare è che i risultati formali di queste due espressioni urbane possono sembrare molto lontani tra loro ma la logica di base che guida l’evoluzione di questi tessuti parte dallo stesso organismo edilizio di base in grado di rispondere alle esigenze culturali ed economiche della società a cui si riferisce.

L’organismo a corte che ritroviamo in latino-america ha origine dall’ abitazione andalusa importata dai colonizzatori in tutto il continente. Da questa struttura si genera l’intera forma urbana[2] delle città che, mediante aggregazione, definisce l’isolato urbano e per differenza lo spazio pubblico. Tale legge risulta valida in tutte le espressioni urbane che si detrminano a partire dall’organismo a corte e in generale da tutti gli organismi di base, sia che si parli di tessuti ‘formali’ sia che si parli dei tessuti ‘informali’ e, da un punto di vista analitico, questa costante diventa di fondamentale importanza in quanto ci permette di comprendere le dinamiche urbane anche in quelle aree spontanee la cui occupazione ‘illegale’ spesso impedisce la produzione dei documenti indispensabili alla ricostruzione del processo formativo ed evolutivo.

Se assumiamo infatti che l’origine di entrambi i tessuti fa riferimento all’organismo a corte, inteso come struttura che contiene al suo interno le leggi che ne guidano l’evoluzione e la trasformazione in base alle necessità socio-economiche[3], allora possiamo spiegare molti fenomeni relativi a entrambe le espressioni urbane e prevenirli guidandone lo sviluppo.

Nel caso in analisi la base della struttura urbana della città latino americane è costituita dalle derivazioni processuali della Casa Colonial de Patios[4]. Tale organismo si definisce su una dimensione prevalentemente longitudinale lungo la quale si sviluppa una successione di patios, intorno ai quali vengono distribuiti i vari ambienti della casa.

Il processo di trasformazione di questa struttura abitativa si sviluppa a partire dalla crescita demografica degli inizi del XIX secolo. Si definiscono unità con una superficie sempre più ridotta che di fatto, senza grosse modifiche alla struttura urbana e agli edifici, permettono al tessuto di ospitare un maggiore numero di abitanti.

La prima importante trasformazione si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo, con un organismo definito come Casa de Medio Patio o Casa Chorizo (1870-1915). La sua pianta è il risultato di una virtuale divisione lungo l’asse longitudinale della Casa de Patios e le sue dimensioni arrivano ad un limite che rappresenta il minimo accettabile per salubrità e vivibilità: 4m per la parte chiusa del tipo e 4m per il patio e la zona di distribuzione.

La crescente richiesta di abitazioni all’interno della città comprime ulteriormente le unità abitative e i nuovi lotti vengono trasformati per accogliere un numero maggiore di abitanti. Questo fenomeno, definito da F.E. Diez di densificazione per “riduzione-moltiplicazione”, diventerà la base per la costituzione di case plurifamiliari. Tale processo porterà alla formazione della Viviendas en Hileras (1890-1940), costituita da una successione di piccole abitazioni nella profondità del lotto in cui ad ogni patio corrisponde un’abitazione. L’accesso a ciascuna unità avviene tramite un passaggio su un lato del lotto separato dai patii tramite un muro basso che permette un respiro più ampio alle ridotte dimensioni delle corti che hanno ceduto spazio al percorso di collegamento.

Parallelamente alla densificazione per “riduzione-moltiplicazione” ha inizio il processo di sviluppo verticale con la sovrapposizione della pianta del piano terra al piano superiore mantenendone immutata la distribuzione. Sempre per rispondere alla richiesta abitazionale si sviluppa il Conventillo Chorizo che, senza alcuna modifica distributiva, definisce un organismo plurifamiliare all’interno del quale ogni famiglia occupa un ambiente, con in comune le zone serventi. La differenza con il suo referente unifamiliare è data dalla presenza di scale situate in ogni patio che distribuiscono i piani superiori collegati da un ballatoio.

Un processo parallelo riguarda lo sviluppo della Vivenda en Hileras doble che utilizza due lotti contigui corrispondenti al lotto originario della Casa colonial de patios. In questo caso le unità abitative ‘in fila’ hanno accesso dal percorso assiale, definendo un collegamento perpendicolare alla strada pubblica che sostituisce l’angusto passaggio della Vivienda en Hileras. Presto le unità si apriranno sul nuovo percorso di distribuzione e tale presa di coscienza porterà a modificare l’attestazione degli appartamenti in modo da esplicitare il valore del nuovo percorso pubblico. La più importante modifica, conseguenza della nuova struttura, si riferisce alla posizione del patio che si ricolloca in fondo all’unità abitativa, definendo l’organismo denominato Pasaje.

Il processo analizzato si riferisce ai contesti ‘formali’ della città latino-americana influenzati da fenomeni di tipo economico, sociale, normativo e formale. Quando parliamo di contesti ‘informali’ invece gli aspetti normativi vengono meno e acquistano notevole importanza le problematiche economiche che, al di là del reperimento di materiali da costruzione più o meno adeguati, influenzano le modalità di occupazione del suolo, strettamente legate alla necessità di ottimizzare al massimo gli spazi, anche a scapito di una chiara divisione delle proprietà, della distinzione tra spazi pubblici e privati o della salubrità delle abitazioni e del tessuto.

L’ipotesi di partenza di questo studio, nata dalla lettura delle due distinte espressioni urbane, individua l’organismo della Casa de Medio Patio, come comune denominatore dei due tessuti. Questo tipo edilizio, fortemente legato ai modi di vita identitari del territorio, si reitera sistematicamente all’interno dei contesti ‘informali’ fino a costituire tessuti mono-tipologici o quasi.

In questi insediamenti spontanei il primo problema risulta quello del riconoscimento della proprietà del suolo che viene risolto mediante la costruzione di un recinto che ne definisca il limite e le cui dimensioni corrispondono in generale alla superficie minima di una Casa de medio patio.

Contestualmente alla lottizzazione si procede con la realizzazione del recinto e successivamente alla formazione della prima area abitativa[5].

Come la Casa de medio patio, anche i ricoveri di fortuna che costituiscono la prima espressione del tessuto informale, fanno riferimento ai caratteri di un organismo a corte. Il recinto chiuso costituisce la struttura principale e lo spazio abitativo coperto si dispone lungo il perimetro in modo da configurare uno spazio aperto distributivo di ciascun ambiente.

Le prime due cellule abitative si posizionano quasi sempre sul fronte strada e accostate su un lato del recinto in modo da permettere un passaggio che da un lato da accesso allo spazio della corte e dall’altro apre sull’abitazione vera e propria.

La seconda fase vede il raddoppio della struttura precedente che definisce uno spazio con affaccio diretto sulla corte, più privato, e una campata direttamente su strada che, nella maggior parte dei casi, ospiterà locali da destinare al commercio o a laboratori e spazi di lavoro.

La terza fase corrisponde al momento di plurifamiliarizzazione del lotto con la costruzione, sul fondo del recinto, di un’unità abitativa da dare in affitto o da destinare ai figli. Nelle aree più dense la divisione interna dei lotti può proseguire fino alla costituzione di unità che utilizzano un’unica cellula sul fronte. In questi casi le esigenze abitazionali superano i problemi legati alla salubrità delle abitazioni definendo organismi in parte o totalmente privi di aperture esterne.

Nel processo di sviluppo dell’organismo a corte latino-americano si definiscono quasi immediatamente strutture plurifamiliari che, se in un primo momento mantengono protetta l’intimità delle corti in successione, presto cedono alle pressioni demografiche del tessuto urbano circostante, sacrificando proprio l’uso esclusivo dello spazio aperto. In realtà però tale ambito della casa non perde importanza, anzi, in un certo senso la acquista divenendo lo spazio distributore dell’unità di vicinato che si sostituisce alla famiglia, sia da un punto di vista sociale che da un punto di vista architettonico e dell’organismo urbano.

Il passaggio da recinti unifamiliari a organismi in grado di ospitare più unità abitative risulta possibile grazie al carattere principale dell’organismo: l’abitazione a corte vive grazie allo spazio aperto distributivo intorno al quale si attestano le varie unità abitative.

Come nei Pasajes della città ‘formale’, anche nei tessuti ‘informali’ si formano percorsi che distribuiscono le unità formatesi nella profondità del lotto e che si trasformano in passaggi intricati che definiscono spazi con caratteri al limite tra il pubblico e il privato.

La lettura di questi organismi in relazione a quanto accade nei tessuti ‘formali’ risulta a mio avviso la chiave di interpretazione di quegli spazi urbani, all’interno dei tessuti ‘informali’, che altrimenti risulterebbero inspiegabili. Il riconoscimento di una logica nella formazione di questi organismi edilizi e urbani non può che essere considerato di fondamentale importanza per la rigenerazione di questi ambiti, risolvendo così molti dei problemi legati all’imposizione di sistemi abitativi estranei, tipica di molti degli interventi contemporanei nei tessuti informali.



[1] Amato A.R.D., Architettura di recinti e città contemporanea, vitalità del processo formativo dell’abitazione a corte. ’Sapienza’ Università di Roma, DIAP Dipartimento di Architettura e Progetto, tutor: Prof. Giuseppe Strappa

[2] DE TERÀN F., La ciudad hispanoamericana el sueño de un orden, Madrid 1997

[3] STRAPPA G., Unità dell’Organismo architettonico, note sulla formazione dei caratteri degli edifici, Bari 1995

[4] DIEZ F.E., Buenos Aires y algunas constantes en las transformaciones urbanas, Buenos Aires, 1996

[5] LEWIS D., (a cura di) El Crecimiento de las ciudades, Barcellona 1974


Anna Rita Amato, Dottore di ricerca presso il DiAP, dipartimento di architettura e progetto, ‘Sapienza’ Università di Roma, studia i risultati del processo evolutivo dell’abitazione a corte e le sue implicazioni nella morfologia urbana. Svolge attività di ricerca indipendente e tramite collaborazioni con il DiAP e la UBA, Universidad de Buenos Aires. 
Parallelamente all’attività accademica porta avanti l’attività professionale applicando al progetto i risultati della ricerca.

Fasi formative principali dell’organismo abitativo ‘informale’ nello slum della Villa 31 (Amato 2014) - ZOOM

Fasi formative principali dell’organismo abitativo ‘informale’ nello slum della Villa 31 (Amato 2014)