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Festival dell'architettura

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Carlo Quintelli

Campus e città

Il progetto Mastercampus

Vista del campus dell'Università della Virginia

Vista del campus dell'Università della Virginia

Abstract
La componente universitaria, strategicamente indispensabile nello sviluppo di un’economia della conoscenza, rappresenta una risorsa determinante per la struttura e il paesaggio della città dove la ricerca è alla base di ogni laboratorio produttivo caratterizzato dall’innovazione, in cui la tipologia del campus universitario diventa strumento poleogenetico necessariamente complementare al contesto della città e alla realtà territoriale preesistente. 

Testo
Il tema del “campus” rientra sicuramente tra quelli che hanno caratterizzato la storia moderna del progetto architettonico per quanto riguarda gli aspetti più intrinseci al significato ontologico della città. Primo tra tutti quello comunitario, se è vero che il principale fattore causale del fenomeno urbano è la comunità necessaria, quella del risvolto economico, socio-politico sino al conformarsi culturale. Un protagonismo della città, come ci ha insegnato Max Weber, capace di estenderne il ruolo ad altre più vaste configurazioni comunitarie, legate a territori più o meno vasti sino all’identificarsi, in senso geopolitico con una nazione o, sempre più oggi, geo-relazionale rispetto ad una rete di centri omologhi.  Se si parte da questi presupposti tra campus e città, l’idea, ma anche la tipologia formale del campus, può essere storicamente rilevata nei processi fondativi non solo di una città ma anche di una intera nazione.  Per il contesto americano ad esempio, come dimostra assai bene Paul Venable Turner [1], il tema del campus è originario e formalmente più definito rispetto a quello della città la quale, ancora nella prima fase di nascita di una nazione, si limita all’agglomerato del villaggio o tuttalpiù allo schema dell’impianto coloniale. Non solo, la stessa idea di città come espressione di una centralità rappresentativa vede sovrapposta l’elaborazione formale del campus universitario e della città, come nel caso delle città capitali americane, e di Washington in particolare [2].  La vicenda americana del rapporto simbiotico tra campus e città è d’altra parte sintomatica del potenziale di una comunità universitaria che utilizza ma al tempo stesso riproduce molti aspetti della fenomenologia urbana. Certo nel caso europeo in termini più organici alla rinascita del fenomeno urbano, a partire dalla fase medievale, quindi meno distinguibile in se poiché assunta all’interno di una strutturazione socio-politica ed economica in grado di individuare autonomamente le componenti funzionali e rappresentative necessarie: dalle fabbriche delle cattedrali ai broletti e alle piazze di mercato della comunità borghese sino all’incastellamento urbano dei ceti aristocratici. In ogni caso la consapevolezza che dovrebbe accompagnare chi oggi opera sul tema del campus universitario è quella di uno strumento poleogenetico continuamente sperimentato nel corso storico della città e forse oggi, per molteplici aspetti, caricato di ulteriori responsabilità.Basterebbe pensare a come la componente universitaria sia strategicamente indispensabile nello sviluppo di un’economia della conoscenza, quella dove la ricerca è alla base di ogni laboratorio produttivo caratterizzato dall’innovazione. Da li lo sviluppo dei grandi insediamenti universitari in ambito anglosassone, oggi replicati dai nuovi protagonisti della crescita socio-economica alla scala globale, quali centri di insediamento anche delle società a tecnologia avanzata e dove il trasferimento tecnologico è svolto in chiave di stretta reciprocità. In direzione per certi versi solo apparentemente opposta, i campus diventano spesso luoghi di sperimentazione dei comportamenti ma anche delle tecnologie in grado di garantire una eco-sostenibilità altamente dimostrativa nella prassi non meno che nell’elaborazione ideologica. Tra tecno-campus ed eco- campus comunque la cittadella universitaria si pone quale strumento di una proiezione evolutiva, di un voler essere città futura.Accennando a questa complessa vocazione, a dimostrazione del permanente protagonismo del campus nel divenire della città, la domanda che ne consegue è come si caratterizza tale ruolo nel contesto italiano dello scenario insediativo. Aldilà di una integrazione costante con il tessuto storico urbano e le grandi fabbriche monumentali che lo contraddistinguono, al punto da far identificare come campus universitari significative porzioni dei nuclei storici della città italiana, l’insediamento universitario del campus ha visto anche realizzazioni autonome ma sempre complementari ad una città o realtà territoriale che preesiste. Sia nei casi di caratterizzazione del rapporto con il territorio come a Chieti o ad Arcavacata in Calabria, sia quando la dialettica del rapporto è con la città, nell’addizione urbana della piacentiniana Città Universitaria a Roma o, in tutt’altra scala, nella riproduzione del borgo centro italico dei collegi universitari di De Carlo ad Urbino. Città e territorio, nella definizione strutturale e nell’esito paesaggistico che ne consegue, tendono a riassumere in se il dato insediativo del campus, ne metabolizzano l’apporto all’interno di una propria fisiologia di trasformazione. Ne consegue che per il contesto italiano sia difficile poter riconoscere un ruolo specializzato o addirittura alternativo alla città del campus universitario in senso urbano. Semmai è nei concetti di complementarietà, integrazione, sovrapposizione con la città che possiamo ritrovare le ragioni dialettiche di una caratterizzazione contestualizzata del “campus all’italiana”. Il progetto Mastercampus dell’Università di Parma si muove a partire da questi presupposti e ne ricava due principali linee di indirizzo a supporto del proprio processo di avanzamento [3]. La prima è quella di una considerazione strategica di insediamento universitario applicata all’intera articolazione urbana, tra nucleo storico, prima periferia ed area suburbana. La città di media dimensione, la caratterizzazione di un’urbanità diffusa e proiettata sul territorio costituiscono i presupposti di una moltiplicazione dei nodi insediativi universitari, dove la stessa idea di “campus” si moltiplica e si caratterizza efficacemente, di volta in volta, nelle occasioni del tessuto storico, nel plesso della cittadella ospedaliera anziché nell’area di mezzo tra un territorio fortemente antropizzato, già solo per un’attività rurale consolidata, e la periferia estrema raccordata all’anello della tangenziale. In questa condizione la strategicità del campus è prettamente urbanistica per come può strutturare, rafforzandoli, pezzi di città e territorio, introducendo fattori di attrazione, logiche di centralità, gerarchia urbana. La seconda instaura un rapporto critico con la città sul piano dimostrativo di fronte a certe sue criticità, presupponendone un effetto di indotto positivo per il contesto. E’ il caso della riqualificazione del tessuto storico dove gli interventi dei Campus dell’Oltretorrente e del Centro possono contribuire a combattere la fenomenologia di periferizzazione del nucleo centrale della città che rileviamo attraverso il decentramento delle funzioni terziarie e direzionali anziché il decadimento della rete commerciale. Oppure, come nel Campus Scienze e Tecnologie, di una comunità accademica fatta di docenti, ricercatori e studenti che si avvale della propria capacità autoriflessiva per esprimere una progettualità integrata tesa a configurare un assetto fortemente innovativo, di quartiere urbano ancor prima che di campus, sotto i molteplici aspetti che i diversi settori scientifici sono i grado di esprimere: dalla sostenibilità ambientale alla mobilità alternativa, dai modelli abitativi all’uso dello spazio pubblico. Nella dissolvenza incrociata tra campus e città gli strumenti dell’architettura, ancora una volta nell’accezione transcalare e diacronica della tradizione italiana, possono dare un contributo fondamentale alla trasformazione urbana, declinando la componente universitaria quale risorsa determinante per la struttura e il paesaggio della città.   

Note
[1] Paul Venable Turner, Campus An American Planning Tradition, MIT Press Cambridge, 1984
[2] Carlo Quintelli, L’architettura del centro, argomenti sull’identità capitale della città, Torino 1996
[3] Per le molteplici attività della strategia Mastercampus si veda www.mastercampus.it

Carlo Quintelli, Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana, nella Facoltà di Architettura di Parma. Dal 2012 è vice direttore del DICATeA, Dipartimento di Ingegneria Civile, dell'Ambiente, del Territorio e Architettura dell'Università di Parma.
Vista del Campidoglio di Washington

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