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Paola Virgioli
Abstract
All’interno di un gruppo multidisciplinare che ha lavorato ad una ricerca dal titolo “Innovazione tecnologica per lo sviluppo di sistemi ecosostenibili e ecocompatibili basati sull'utilizzo del legno per la riqualificazione energetica e funzionale del costruito esistente”, il nostro ruolo di architetti che si interessano di composizione, è stato, tra gli altri, quello di riportare al centro della riflessione l’uomo e un particolare ambiente nel quale può scegliere vivere: la città storica italiana.
Article Text
All’interno di un gruppo multidisciplinare che ha lavorato ad una ricerca dal titolo “Innovazione tecnologica per lo sviluppo di sistemi ecosostenibili e ecocompatibili basati sull'utilizzo del legno per la riqualificazione energetica e funzionale del costruito esistente”, il nostro ruolo di architetti che si interessano di composizione, è stato, tra gli altri, quello di riportare al centro della riflessione l’uomo e un particolare ambiente nel quale può scegliere vivere: la città storica italiana.
La ricerca, durante il suo anno di vita, si è concentrata sulla necessità di consolidare il patrimonio edilizio esistente, se inadeguato secondo normativa, a resistere alle sollecitazioni sismiche. L’aspetto strutturale/sismico ha un carattere fortemente innovativo e non vi sono molte esperienze precedenti a cui attingere: si procede per elevarne le prestazioni cerchiando l’edificio con una parete in xlam che collabora con la muratura esistente. I casi analizzati di studi simili non sono però mai andati oltre l’analisi dei comportamenti dello strato di consolidamento. Il nostro gruppo si è invece occupato dell’intero pacchetto di rivestimento.
Un particolare punto di interesse della ricerca consiste quindi nell’immaginare l’esito progettuale come fosse immediatamente applicabile ad un edificio.
Partendo quindi da importanti esigenze tecniche quali quelle del consolidamento sismico, ci è sembrato interessante approfittare dell’occasione per riflettere sul ruolo che l’architettura può assumere difronte a tali esigenze, attraverso riflessioni legate alla composizione del manufatto e al peso che questi interventi possono assumere a scala urbana. Operando fuori da un luogo preciso, avendo la necessità di mostrare l’applicabilità della soluzione tecnica a più condizioni, abbiamo cercato di creare soluzioni/immagini che provino quindi ad avere la forza di uno slogan.
Per definire la linea di ricerca abbiamo fatto alcune considerazioni.
L’utilizzo del legno può rivelare aspetti particolarmente interessanti se si cercano soluzioni da applicare ad un contesto specifico. Parole chiave presenti nel titolo sono ecosostenibile ed ecocompatibile oltre che riqualificazione energetica e funzionale. Se a questi concetti si aggiunge anche l’idea di reversibilità, ecco che la ricerca acquista un taglio d’indagine particolare, molto preciso. L’intento è quello di mettere in evidenza come il suo uso rappresenti un valore aggiunto quando si intervenire in situazioni di particolare valore ambientale. Si è tentato perciò, nell’articolazione e nello sviluppo della ricerca, di sottolineare quali siano gli aspetti peculiari di questa condizione specifica. Costruire nella città storica vuol dire infatti confrontarsi con il patrimonio di cui è fatta, operando entro limiti normativi che forse possono essere rivalutati grazie alla scelta di soluzioni tecniche adatte.
Le soluzioni trovate per intervenire sull’edificio e quindi all’interno della città possono essere descritte scegliendo 4 parole: AGGANCIARE, INCLUDERE, SOPRAELEVARE, RIVESTIRE. Questi verbi certamente descrivono modi fisici di operare ma soprattutto vogliono alludere ad altrettante azioni compositive. La loro scelta nasce dall’osservazione sia di architetture recenti pubblicate in internet o sulle riviste di settore negli ultimi anni, che dallo studio di architetture più tradizionali.
RIVESTIRE e SOPRAELEVARE fanno riferimento a modi di intervenire tipici in zone montane. Pensiamo ad esempio, visto che la ricerca è stata finanziata dalla Regione Veneto attraverso i fondi FSE 2007-2013, a tante architetture tradizionali dolomitiche che, sopra ad un basamento in pietra, usano il legno per costruire ambienti principalmente domestici. Pensiamo anche e soprattutto alle mirabili architetture di Edoardo Gellner nelle quali, attraverso l’uso del legno, si coglie lo studio di una tradizione complessa che viene trasferita in una condizione di modernità. Rispetto alle tecniche però con cui in un passato recente le ristrutturazioni e le costruzioni in legno venivano affrontate, si può osservare un significativo cambiamento. L’uso del lamellare e dell’xlam consentono infatti di associare a buone prestazioni di resistenza e ad una rapidità di esecuzione, una caratteristica peculiare del legno, la sua leggerezza.
Con AGGANCIARE siamo poi entrati nel merito del progetto ed abbiamo descritto come intervenire dall’esterno su un edificio esistente. Prima di tutto l’edificio viene cerchiato con una parete in xlam; questa parete, opportunamente ancorata alla muratura, consente all’edificio di resistere a sollecitazioni prodotte da sismi più potenti. L’innalzamento delle pareti in xlam è poi occasione per adeguare termicamente l’edificio, dotarlo tecnologicamente e ampliarlo, agganciando appunto stanze di piccole dimensioni. Questo intervento è pensato per edifici costruiti a partire dagli anni 50 e 60, la cui struttura ha un telaio in cemento armato al quale vincolare le pareti in xlam. L’aggancio di piccoli ambienti si presta inoltre molto bene ad ampliamenti di edifici della città storica che prospettino su cortili, contando anche sulla loro facile reversibilità’.
Con INCLUDERE abbiamo invece ragionato sulle possibili soluzioni in presenza di vincolo paesaggistico, scegliendo di intervenire su un ipotetico antico palazzetto. In questo caso il consolidamento dell’edificio avviene dall’interno, svuotandolo completamente dei solai e conservandone la facciata. Modalità di operare non nuova nei centri storici europei, l’intervento, per come è stato concepito, permette di rendere l’edificio più resistente alle sollecitazioni sismiche, termicamente più efficiente e tecnologicamente più dotato, in qualche modo più intelligente. E’ stato però per noi architetti necessario andare oltre questa dotazione tecnologica e riflettere su quali occasioni può creare, in ambito urbano, un intervento così radicale. Le strade che possano aprirsi sono una legata al ripensamento degli spazi dell’abitare e del lavorare, permettendoci di rispondere alle necessità dell’ ”utenza creativa” che le sta ripopolando. L’altra, legata ad un ripensamento del ruolo del piano terra dell’edificio, come spazio semi pubblico, intimamente legato a quello della strada e del suo marciapiede.
“Riconoscendo –all’interno della città contemporanea- il protagonismo indiscusso del piano terra, lì dove si produce la dissoluzione del limite privato-pubblico”[1] fondamentali per lo sviluppo del progetto risultano le invarianti che vi si trovano (ingressi, punti di risalita come scale e ascensori, bookshop, negozi, giardini, sale d’attesa, reception, biglietterie, bar, passaggi ...). Questi interventi di svuotamento dell’edificio, viste le misure in gioco, generalmente permettono di aggiungere un solaio diminuendo l’altezza di interpiano. Per andare quindi oltre al mero aspetto speculativo che spesso ne è l’origine, vale la pena riflettere sulle occasioni che apre ripensare interamente un edificio all’interno di un centro storico, contemplando anche un eventuale cambio di destinazione d’uso, essendo noi partiti, per il progetto, da edifici unicamente residenziali.
L’astrazione richiesta alla ricerca è stata poi occasione di riflessione rispetto agli elements della singola architettura, come finestre porte balconi cornici ... Questi elementi, come per una sorta di catalogo, tra loro si compongono a creare bow-window, piccole stanze appese o accoglienti ingressi. L’intenzione è che siano una densa tessitura di dettagli per rendere protagonisti della composizione anche giunti e connessioni. Essi stessi ed il modo in cui stanno assieme sono la materia di cui si compongono gli edifici, ma certamente muri angoli dislivelli marciapiedi porte vetrine finestre passaggi … sono anche la materia della città. Nella loro qualità complessiva, continuano a dare valore all’architettura.
Il ritorno alla politica come soggetto attivo, auspicato dalle voci critiche alla smart city, può avvenire, dal nostro punto di vista, non solo attraverso la promozione di interventi di ridisegno dello spazio pubblico della città dotandolo di infrastruttura tecnologica, ma avendo a mente un’idea di città che è fatta della sua matericità ed ha a che vedere con il rapporto tra ciò che è pubblico e ciò che è privato. Al centro di alcune esperienze progettuali riconducibili alla cosiddetta città intelligente c’è la dichiarata volontà di mettere al primo posto le persone. Questo succede se al capitale sociale viene permesso di costruire buone relazioni migliorando la qualità di risorse preziose quale quella dello spazio urbano. Un qualsiasi intervento di consolidamento dovrebbe poter diventare occasione per generare complessità, far coesistere differenze, produrre varietà.
Spesso ci troviamo difronte all’importante necessità di rendere più sicuro il nostro patrimonio architettonico e possiamo approfittare dell’occasione per progettare secondo i migliori criteri di sostenibilità, utilizzando materiali ecocompatiblili e tecniche innovative.
In questi interventi, in genere possibili a fronte di ingenti investimenti, un ruolo importante del progetto di architettura può essere quello di ragionare sulla mixity della città contemporanea, incluso della città storica.
[1] Manuel De Solà-Morales, For a ‘material’ urbanity, in “A Metter of Things”, NAi Publishers, Rotterdam, 2008, pag. 147
Bibliography
Manuel De Solà-Morales, For a ‘material’ urbanity, in “A Metter of Things”, NAi Publishers, Rotterdam, 2008, pag. 146-153;
Rem Koolhaas, My thoughts on the smart city, Brussels, 2014 in http://ec.europa.eu/archives/commission_2010-2014/kroes/en/content/my-thoughts-smart-city-rem-koolhaas.html;
Rem Koolhaas, Balcony, Marsilio,Venezia, 2014;
Rem Koolhaas, Facade, Marsilio, Venezia, 2014;
Rem Koolhaas, Window, Marsilio, Venezia, 2014;
Franco Purini, Una lezione sul disegno, a cura di, Franco Cervellini, Renato Partenope, Gangemi, Roma, 1996;
Jeff Rison, Un’ urbanistica per le persone, in “The smart city La città dell’uomo” supplemento a Domus n. 985, Novembre 2014, pag. 10-13;
Paolo Testa, La dimensione umana della smart city, in “The smart city La città dell’uomo” supplemento a Domus n. 985, Novembre 2014, pag. 14-15;
Edoardo Gellner, Architettura rurale delle Dolomiti venete, Edizioni Dolomiti, Cortina, 1988;
Rafael Moneo, Su luogo, tempo e specificità in architettura, in “L’altra modernità. Considerazioni sul futuro dell’architettura”, Cristian Marinotti Edizioni, Milano, 2012, pag. 39-51.