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Festival dell'architettura

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15 FEB 2015

FAmagazine. Research and project on architecture and city

In occasione del riconoscimento da parte dell’ANVUR della scientificità della rivista, FAmagazine. Ricerche e progetti sull’architettura e la città, intende proporre una call for papers internazionale riguardante temi e problematiche di attualità nel dibattito sull’architettura e la città contemporanee. FAmagazine è una rivista scientifica Open Access, che pubblica articoli bilingue ITA-ENG identificati dal codice DOI dopo averli sottoposti a procedura di Peer Review e possiede un Comitato Scientifico Internazionale. E’ indicizzata nelle principali banche dati internazionali (DOAJ, DSPACE, URBADOC – ARCHINET)


A. PARTECIPAZIONE

La partecipazione alla call è aperta a studiosi di architettura (dottorandi, ricercatori, professori e architetti) nazionali ed internazionali.

La call è divisa in 3 sezioni ognuno dei quali rappresenterà uno o più numeri monografici.

Il paper inviato (conforme alle indicazioni e attinente ad una delle 3 sezioni) sarà sottoposto alla procedura di double-blind peer review. Il revisore in base ad un giudizio motivato può decidere se l’articolo:

a) è da accettarsi così com'è;

b) è da accettarsi, ma solo se l'autore lo migliora seguendo le indicazioni contenute nei commenti / suggerimenti;

c) è da respingersi al momento, incoraggiandone una revisione e una riproposta, sulla base di alcune linee migliorative che vengono suggerite;

d) è da respingersi suggerendo all'autore di presentarlo in altre sedi ad esso più confacenti.

I giudizi della peer review saranno comunicati via mail all’autore dell’articolo.

Ogni studioso potrà partecipare anche a più sezioni.

Possono essere presentati direttamente anche progetti. In tal caso si rammenta che dovranno essere accompagnati da una relazione/articolo dalle caratteristiche descritte al punto C.


B. SEZIONI

B.1. città

B.2. teoria

B.3. educazione

B.1. città

Il progetto intelligente per la città intelligente

Dopo l’equivoco della sostenibilità intesa come semplice sovrapposizione di un codice tecnologico al progetto di architettura in un ottica di ri-vestimento, il progetto della città rischia di trovarsi ad affrontare un’ulteriore equivoco: quello della smart city.

Invece, così come il progetto sostenibile non è altro che un insieme di buone pratiche o regole di composizione architettonica e urbana che hanno determinato la crescita delle città secondo un rapporto sequenziale e progressivo di parti formalmente e funzionalmente compiute così, in analogia, anche il progetto “intelligente” è tale se ricava dal corpo stesso della città le regole di una costruzione futura.

Ben venga l’uso della tecnologia o degli ultimi ritrovati elettronici a supporto della complessa meccanica funzionale urbana. Perché ciò non diventi come la chimera della domotica, che per gestire automaticamente la funzionalità domestica carica l’uomo di azioni riducendolo a robot controllore, è necessario che il progetto dell’architettura e della città individui un giusto equilibrio tra regole interne e regole esterne alla disciplina.

La smart city del XXI secolo non si costruisce solo attraverso l’applicazione delle tecnologie (esse sì intelligenti) che implementano la funzionalità della città e che certamente possono essere d’ausilio a certi processi di sviluppo urbano e di supporto alla vita.

Ammettendo, quindi, una certa fiducia nel progetto di architettura ̶ così come tradizionalmente inteso e nella sua estensione a disegno urbano secondo quell’esperienza che ha fatto della stagione degli anni Sessanta-Ottanta del Novecento una delle più interessanti della riflessione sul progetto della città ̶ siamo convinti che esso stia ancora (e per sempre) alla base di qualsiasi intervento urbano, anche di miglioramento “tecnologico” nel passaggio dalla city alla smart city.

La sezione CITTA è rivolta a ricercatori che affrontano il tema della smart city e del ruolo del progetto urbano nella trasformazione della città da city a smart city.

B.2. teoria

Dispositio e composizione in architettura

“L'architettura consiste nel mettere ordine, che in senso greco si dice taxis, nel disporre, che i Greci chiamano diathesis, nell'eurythmia, nella symmetria, nel decoro e nella distribuzione, che in greco si dice oikonomia.” (Vitruvio, I libro, I.II)

Vitruvio stabilisce due principi di ordine: la ordinatio e la dispositio.

La ordinatio ha una natura quantitativa e concreta.

La dimensione dell'opera si ottiene attraverso la scelta di un modulo, che corrisponde alla misura di una delle sue parti fondamentali. Non a caso, Vitruvio chiama quantitas il numero di moduli attribuiti a ciascuna membratura e commodulatio il rapporto tra le membrature.

“La dispositio consiste nella appropriata collocazione delle cose e nella scelta dell'effetto dell'opera (elegansque effectus operis) nel comporre con qualità.”

Una definizione apparentemente semplice introduce un tema di grande attualità e complessità in rapporto alla condizione della città contemporanea e a quello tra architettura e città. La dicitura “appropriata collocazione delle cose” stabilisce una dialettica tra le “cose” e il “luogo”. Essa introduce una opposizione binaria che, per esteso, riguarda la relazione tra figura e sfondo, oggetto e campo, struttura e forma, sia in termini a) geometrico-topologici che b) di significato.

A) I termini geometrici-topologici riguardano l'individuazione di modelli di configurazione spaziale, che stabiliscano una logica di posizione (“posizionale”) tra elemento ed elemento e tra elemento e campo (il termine greco che Vitruvio traduce con ordinatio è taxis, che significa “ordine sul campo di battaglia”). A tale categoria appartengono anche le ricerche elementariste di John Hejduk sulla relazione dinamica tra figure elementari e campo:“In the ½ House, the barriers of equal lenght define the field of action.”-“This system establishes front, back, left and right sides in the field.”-”The ½ House comes about through the subdivision of the foundation field into individual sections. (...) The exterior spaces thus defined expand on the sides beyond the limits of the field.”

B) È evidente come, all'interno della suddetta “opposizione binaria”, per “struttura” e per “sfondo” si debbano intendere anche “struttura retorica” e i referenti per cui i segni, nel loro valore indifferenziato e arbitrario, assumono consistenza figurativa. Yve-Alain Bois parla, a tal proposito, di “sostituzione o dislocazione metaforica” (Metaphoric displacement).

La sezione TEORIA è rivolta a ricercatori che, all'interno del progetto di architettura e specificatamente della composizione architettonica e urbana possano far riferire i loro studi al termine vitruviano di “dispositio”, secondo le sue diverse accezioni e nell'attualità dei processi di sviluppo urbano.

B.3. educazione

Costruire e/è costruirsi. Il complesso rapporto tra architettura e educazione.

L’architettura appartiene a un ordine di studi che non ha alcun insegnamento pre-universitario. A parte le pedagogie d’avanguardia diffuse dal secolo scorso nelle scuole primarie, che riconoscono un ruolo formativo all’esperienza dello spazio e della sua costruzione, fino agli studi universitari la sensibilità allo spazio nelle sue implicazioni simboliche, funzionali, estetiche, è affidata al gioco, all’ambiente in cui si vive, all’esperienza spaziale che saprà offrire l’edificio scolastico, definito dal pedagogista Loris Malaguzzi “il terzo insegnante”.

E. N. Rogers definiva l’architettura “attività feconda” perché, come il fare figli, presuppone fiducia nel futuro e chiedeva che quella delle scuole fosse “un’architettura educatrice”.

Se intendiamo il termine educazione nella sua etimologia, da ex-ducere, portare fuori, nel senso del nietzschiano “divenire ciò che si è” attraverso un processo formativo, ogni architettura dovrebbe essere educativa: consentirci una vita autentica, che ci rappresenti nelle nostre potenzialità, essere bildung, costruzione e educazione.

Non potrà sottrarsi, allora, a essere bildung l’educazione dell’architetto: formazione alla capacità di costruire le proprie conoscenze e competenze e collocarle all’interno di una propria visione critica, umanistica, che solo una radical pedagogy, come quelle descritte da Beatriz Colomina, può sollecitare. (Esposizione Radical Pedagogies: Action, Reaction, Interaction, 14° Biennale di Architettura di Venezia, sulle sperimentazioni pedagogiche nell’educazione all’architettura).

Il progetto di un edificio scolastico è la sfida più emblematica in questo senso: richiede di gestire un programma complesso in un dialogo interdisciplinare con ambiti scientifici che, per loro natura, tendono a dettare programmi. Da qui l’esito di alcune esperienze di architettura scolastica: la pedagogia dispone, la norma recepisce, il tecnico applica la norma.Invece, se l’architettura non è identificabile col programma ma è esperienza e interpretazione del mondo, ricerca e espressione di significati, essa stessa ermeneutica e pedagogia, tutto questo va dimostrato prima di tutto progettando il luogo in cui valori, significati e idee si discutono, si ricercano e si trasmettono.

Occorre pensare nuovi luoghi dell’apprendimento (per esempio, superando la divisione tra spazi di servizio e spazi serviti e estendendo a tutti gli spazi un ruolo nel processo educativo come esperienza totale e fisica) e riflettere sulla centralità della scuola nella città, sull’apertura alla comunità e alla molteplicità di usi, pensando l’educazione come a un processo collettivo che continua oltre l’orario di lezione, oltre il periodo scolastico, lungo tutta la vita, aspetti che un approccio normativo-prestazionale rischia di escludere.

La sezione EDUCAZIONE è rivolta a ricercatori che vogliano interrogarsi sul rapporto tra educazione e architettura nelle sue diverse declinazioni: ricerca sulle architetture per l’educazione (il progetto del “terzo insegnante”), ricerca sull’educazione all’architettura (dentro ma anche prima dell’università), ricerca sull’architettura attraverso la sperimentazione didattica.


C. MATERIALE RICHIESTO

Entro il 30 gennaio 2015 15 FEBBRAIO 2015 (NUOVA SCADENZA)gli studiosi dovranno inoltrare a mezzo mail all’indirizzo cfp@famagazine.it:

- il paper di 9/11.000 caratteri (spazi inclusi) in italiano e/o in inglese in formato Word;

- l’abstract di 500 caratteri (spazi inclusi) in italiano e/o in inglese in formato Word;

- un numero variabile di immagini (min 3, max 15) in formato JPG a risoluzione di almeno 300 dpi base 10 cm, rinominate in sequenza tipo: img01, img02, ecc;

- le didascalie delle immagini in italiano e/o in inglese in formato Word;

- la biografia dello studioso di 700 caratteri (spazi inclusi) in italiano e/o in inglese in formato Word;

- le parole chiave (min 3, max 6) in italiano e/o in inglese in formato Word;

- la bibliografia di riferimento in italiano e/o in inglese in formato Word.

- Un file PDF contenente l’articolo completo di abstract, immagini, didascalie, bibliografia di riferimento, biografia dell’autore/degli autori e le parole chiave. (vedi sotto nella sezione Download).

La redazione del testo va uniformata alle norme editoriali della rivista.

Il contributo dev’essere inedito.

Possono essere presentati anche progetti, purché, accompagnati da un’articolo/relazione delle caratteristiche di cui sopra.


D. COMITATO SCIENTIFICO

Il comitato scientifico internazionale della rivista e della call è composto da 15 docenti delle discipline del progetto di architettura. Vedi LINK


E. TIMETABLE

entro il 30 gennaio 2015 invio dei papers;

entro il 28 febbraio 2015 comunicazione dei giudizi di peer review;

entro il 30 marzo 2015 invio dei papers eventualmente modificati.


NUOVA TIMETABLE

entro il 15 febbraio 2015 invio dei papers;

entro il 15 marzo 2015 comunicazione dei giudizi di peer review;

entro il 15 aprile 2015 invio dei papers eventualmente modificati.


Info: cfp@famagazine.it


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