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Enrico Prandi
Crisi e recessione. Immagine della periferia di Boston
"Sorge così la tipica situazione problematica dell'uomo moderno: la sensazione di essere circondato da un'infinità di elementi della cultura, che non sono insignificanti, ma fondamentalmente nemmeno significativi, che, nella loro massa, hanno qualcosa di soffocante, perché l'uomo non può assimilare nella propria interiorità ogni singolo contenuto, ma nemmeno limitarsi a rifiutarlo, poiché appartiene potenzialmente alla sfera del suo sviluppo culturale. Si potrebbe caratterizzare questa situazione capovolgendo il motto che designava i primi Francescani nella loro povertà spirituale, nel loro essere assolutamente liberi da tutte le cose che potessero condurre attraverso di sé la via dell'anima e renderla indiretta: Nihil habentes, omnia possidentes. Al contrario gli uomini di tutte le culture troppo doviziose e sovraccariche sono omnia habentes, nihil possidentes.
Georg Simmel, Der Begriff und die Tragödie der Kultur (1911-1912)
Non c’è bisogno di essere attenti analisti per comprendere che viviamo senza ombra di dubbio in una cultura “troppo doviziosa e sovraccarica”: di informazioni innanzitutto, molte delle quali spesso contradditorie (per non dire faziose); ma soprattutto di immagini petulanti, replicate, reiterate e onnipresenti che come clichè di un catalogo del gusto omologato inevitabilmente finiscono per condizionare la libera scelta che avviene quindi senza indipendenza e senza autenticità. Ed i veicoli di questa abbondanza sono i massmedia in cui alla tanto criticata televisione si affianca ora con la sua enorme mole di informazioni ed altrettanta facilità di accesso il web.
Allo stesso tempo viviamo in modo pervasivo anche la crisi globale che è soprattutto crisi economica, ma anche crisi della società e anche del pensiero e della cultura.
E se di crisi si parla perché nascondere una certa “crisi del progetto di architettura” nella sua forma più autentica, consapevole e profonda. Crisi di identità della ricerca progettuale che nell’editoriale dell’ultimo numero della rivista Zodiac, Guido Canella riconduceva ad una perdita del ruolo del dibattito critico, della recensione, della riflessione sul presente da parte degli storici e degli architetti.
Ecco che allora la messa a disposizione di un luogo virtuale della conoscenza, della diffusione di opinioni, della critica costruttiva e consapevole, come il nuovo Magazine del Festival, che si va ad aggiungere alla moltitudine di informazioni recuperabili sul web perde la sua apparente contraddittorietà.
Un luogo che si interfaccia direttamente tra il Festival e il vasto mondo dei fruitori dell’architettura, auspicando uno scambio bidirezionale in cui i due ruoli, dell’attore e dello spettatore, si intrecciano relazionandosi e influenzandosi vicendevolmente: da qui deriva la scelta della vicinanza tra Magazine e Festival che condividono, oltre che parte della struttura scientifica di orientamento, il Comitato di Indirizzo Scientifico, anche lo stesso spazio fisico nella rete: www.festivalarchitettura.it.
Se da un lato è plausibile che l’attività del Festival catalizzi le riflessioni pubblicate sul Magazine è inevitabile che queste ultime possano servire da bacino di raccolta, fermentazione e distillazione delle idee da sviluppare nell’ambito del costantemente attivo laboratorio del Festival. Ma non solo.
Questo cambiamento di assetto, evoluzionisticamente votato ad una maggior diffusione, prevede la fondazione di due luoghi: uno interno costituito dalla struttura operativa, direzionale e redazionale, del Magazine; il secondo esterno configurato come piazza aperta in cui i diversi users, dal pubblico generico interessato agli operatori del settore, - professionisti, tecnici, amministratori - fino agli studiosi della disciplina, - dagli studenti, ai dottorandi, dai ricercatori ai docenti, agli emeriti maestri del pensiero, - si incontrano nel maremagnum delle opinioni e delle idee. Entrambi questi luoghi non hanno recinti e sono aperti a qualsiasi autentico contributo alla conoscenza.
Luoghi che sorgono nelle immediate vicinanze di altri luoghi come quello accademico delle Facoltà di Architettura di cui si vorrebbe costituire una importante rete di corrispondenti dalle Facoltà o delle Scuole di Dottorato come ambito fondamentale di ricerca a cui offrire un mezzo di diffusione esterna delle tematiche trattate.
Raccogliamo volentieri, quindi, l’invito a rendere condivise molte delle riflessioni interne al Festival inteso come circuito culturale internazionale inaugurando questa rivista on-line pensata secondo una formula, quella del magazine o se preferite del webzine, economica, snella e moderna che senza nulla togliere alla profondità dei contenuti possa risalire controcorrente le crisi globali (economica ma anche culturale e di pensiero) per arrivare in un futuro prossimo (un mio personale auspicio) ad una sua autonoma veste formale come periodico cartaceo.
Un contributo per far si che il prefigurato simmeliano omnia habentes, non sia del tutto nihil possidentes.
Enrico Prandi è Ricercatore in Composizione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura di Parma
Zodiac 21