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Negli ultimi dieci anni, dal 2000 ad oggi, Raffaele Panella si è confrontato in maniera diretta con il contesto emiliano attraverso una serie di progetti, interamente dedicati all'idea di comunità. Il quadro che emerge dal lavoro di uno dei protagonisti dell'architettura italiana, ricostruito in questo libro attraverso un'analisi di sei progetti accomunati dall'appartenenza ad un unico territorio, indica la messa a punto di una personale tecnica compositiva.
Un percorso che parte dalla lezione dei maestri dell'architettura moderna, definisce i suoi contorni teorico-pratici nella ricerca e nell'insegnamento universitario, prima a Venezia e successivamente a Roma, consolidandosi e articolandosi a contatto con il territorio e i luoghi.
Il radicamento consente all'architettura di ritrovare un rapporto fruttuoso con la città, favorendo la ricerca della dimensione urbana all'interno del progetto di architettura, in analogia con la migliore tradizione emiliana.
Over the last ten years, from 2000 till today, Raffaele Panella has been delving into the Emilian context via a series of projects entirely dedicated to the idea of ‘community'. The picture which emerges from the work of one of the leading players in Italian architecture, reconstructed in this book through an analysis of six projects united by their belonging to a single territory, indicates the finalisation of a personal compositional technique.
A path which sprang from the example of masters of modern architecture, honed its theoretical-practical contours through research and lecturing, first in Venice and later on in Rome, and became consolidated and enriched through contact with the territory and individual places.
Rooting allows architecture to rediscover a fruitful rapport with the city, favouring the quest for the urban dimension within the architectural project, in analogy with the very best Emilian tradition.
a cura di / edit by Riccarda Cantarelli
Con un saggio critico di / With a critical essay by
Maristella Casciato
La Chiesa di San Luca è una architettura che interpreta tutta l´esigenza di una necessaria "responsabilità di quartiere". Dando forma agli interrogativi che sottostanno ad ogni opera di architettura diviene esercizio compositivo scaturito dalla riflessione sull´identità figurativa, sul posizionamento, l´orientamento, l´articolazione plastica e sui necessari elementi simbolici della moderna Domus Dei a partire dal dato tipologico.
La collana Architettura / composizioni è dedicata ad opere di architettura lette, analizzate e presentate in chiave compositiva. La logica strumentale dei diversi apporti mediante i quali il libro si struttura (presentazione fotografica, itinerario di progetto, intervista critica) ha la finalità di ricostruire un rapporto conoscitivo processuale, contestualizzato e trasmissibile nei confronti del progetto di architettura.
Intervista critica di Francesca B. Filippi
prossima uscita
In che termini l'architettura interpreta l'esigenza comunitaria nell'era della globalizzazione e della conseguente evoluzione dei fenomeni urbani anche alla luce di una crescita esponenziale dell'espressione comunitaria virtuale? Partendo da questo primo interrogativo critico il Festival raccoglie una serie di materiali e testimonianze che dimostrano anche il superamento dell'identificazione esclusiva del tema con le grandi tipologie collettive pubbliche, architettoniche e urbane, dell'esperienza storica. Tuttavia, pur attraverso il rilievo di fenomeni insediativi apparentemente non caratterizzati sotto il profilo dell'interesse collettivo, articolazioni tematiche differenziate e contributi apparentemente riferibili alla soggettività dell'autore quanto del fruitore, sembra confermarsi come il dato comunitario possa ancora "essere individuato e declinato in diverse forme, attraverso diversi ambiti, a dimostrazione della sua ineludibilità”.
In what terms is architecture interpreting community need in the era of globalisation with the ensuing evolution in urban phenomena, in view also of an exponential growth in virtual community expression? Beginning from this first critical enquiry, the Festival has gathered together an array of information and evidence which demonstrate also the surmounting of this theme as being solely identified with the grand collective typologies – be they public, architectonic or urban – of historical experience. Nonetheless, albeit through the remarking of non-characterised settlement phenomena, differentiated thematic divisions, and contributions seemingly referable as much to the subjectivity of their creator as of the beneficiary, there would appear to be corroboration of just how the community datum can still "be identified and declined in various forms, across various spheres, in demonstration of its ineluctability”.
Progetti di Luciano Semerani, Antonella Gallo, Lamberto Amistadi
Si tratta di interventi pensati e parzialmente realizzati in tempi diversi, per committenze pubbliche diverse all´interno dell´Ecomuseo della Valle del Chiese Porta del Trentino.
Gli ecomusei inizialmente furono pensati per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l´urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario. Nella dimensione contemporanea della "città in estensione" essi rappresentano l´occasione per costruire e dar forma ad ambiti territoriali riconoscibili nei quali i cittadini possano vedere rappresentati i valori che li accomunano.
Documenti del Festival dell´Architettura 4, 2007-2008
Ad introduzione delle ricerche dedicate al tema del Festival, avanzavamo l´ipotesi di un paesaggio che esiste solo in quanto pubblico, conseguendone responsabilità dell´architettura e non solo.
Non una definizione quindi, ma una condizione da cui si è partiti per comprendere come il tema del paesaggio possa fare parte di una dimensione etica del progetto.
Tuttavia, in un mondo dove rispetto alla forma e alla materia prevale l´immagine del paesaggio, è sembrato opportuno aprire un confronto non scontato sull´affermazione di un tecnica paesaggistica e soprattutto sulla sua capacità di interpretare le reali esigenze della trasformazione insediativa.
Oltre ad ogni legge, gusto o politica dell´immagine, il paesaggio è fatto di cose, nella fattispecie di architetture, capaci di sottrarsi al valore di esposizione per farsi valore d´uso, superando vecchi e nuovi paesaggismi
Fenomenologia del paesaggio illuminato
Guardare/raccontare/progettare il paesaggio urbano illuminato.
Su questo rapporto, dove il piano dell´osservatore distratto si distingue da quello di chi osserva per conoscere e, quindi, per trasformare il paesaggio, e che si serve di "modi di guardare" il paesaggio per comprenderlo e modificarlo, si è basata la ricerca in cui abbiamo cercato di analizzare il ruolo della luce nella condizione urbana contemporanea.
Come sostiene Sedlmayr (La luce nelle sue manifestazioni artistiche, 1989) a proposito del rapporto tra opera d´arte, architettura e luce, la storia del rapporto tra luce, architettura e città non può prescindere da alcuni momenti in cui la luce è consapevolmente materia del progetto.
Tuttavia nella città industriale, la cui storia è associata al progressivo superamento della fiamma della candela e alla esplosione della luce bianca della lampada ad arco, la luce è fonte di shock (Benjamin) e quale strumento inconsapevole contribuisce alla conoscenza delle nuove strutture che trasformano il paesaggio e diventa una delle metafore della modernità.
Al percorso dell´inconsapevole interazione si affianca, in alcuni casi incrociandosi, il percorso del progetto della luce, che dagli anni Venti del Novecento ad oggi ha alimentato il dibattito architettonico.
Quindi progetto/non progetto, razionale/irrazionale, naturale/artificiale: la nostra lettura si è basata sulla verifica di queste dicotomie e sul confronto con le contraddittorie istanze del dibattito contemporaneo che ci ha condotti ad individuare suggerimenti, interpretazioni, ricerche artistiche, progetti architettonici, piani urbani, ma anche "sguardi" sul paesaggio illuminato, o interpretazioni del ruolo della luce nella città contemporanea (post-industriale, post-moderna, spettacolare...).
Testi di:
23 - 29 ottobre 2006. parma-reggio emilia-modena.
Documenti del Festival dell'Architettura 2006
Possiamo ancora ricercare una valenza estetica dell'architettura? Soprattutto quando la componente di una comunicazione stereotipata dell'architettura sembra prevalere e in un certo senso annichilire ogni autenticità di espressione figurativa? In una scena mondana sempre più priva di luogo andiamo paradossalmente a rilevare una continua invocazione al bello, senza alcuna consapevolezza ulteriore, salvo quella, a sua volta contraddittoria, di riconoscerne solo il limite relativistico, soggettivo. Il Festival vuole allora misurarsi con questo esteso, rilevante quanto superficiale, bisogno di bellezza, cercando però di reinterpretarne il senso e quindi di conseguenza il ruolo per una possibile architettura. Ne deriva una prima riflessione: l'espressione della bellezza può concretizzarsi esclusivamente all'interno di una costruzione di identità. Ne deriva una riconoscibilità del carattere che trasmette verità, non tanto quella ideale, di una bellezza assoluta, ma quella e spressione di un rapporto critico-interpretativo con il mondo in divenire. Si tratta di un'accezione conoscitiva dell'idea di bellezza che tende a diventare cosmopolita proprio nella ricerca del paesaggio vasto delle differenze più o meno radicate, dove la rarità rappresenti la consuetudine dell'autenticità.
Testi di:
Storie di architettura. Progetto comunicazione consenso
In questi ultimi anni si è ritornati a riflettere sui rapporti tra architettura e comunicazione, con un confronto sui rapporti tra architetti e mass media, sulle modalità e strategie di comunicazione nei confronti della committenza e sulla valenza comunicativa dell´architettura, in un contesto in cui l´immagine ha assunto un ruolo nuovo rispetto alla tradizione precedente.
Si ripropone, oggi, quell´antinomia che Umberto Eco aveva definito in Apocalittici ed integrati tra quanti prendono atto di una delle attuali condizioni della architettura in cui la richiesta della "icona" come strumento per intervenire rilanciando un contesto urbano è divenuta prassi diffusa, fra chi nega il valore della comunicazione di massa o chi rivendica un differente ruolo dell´architettura.
Tutto questo si inserisce all´interno di una condizione di crisi in cui la tendenza di architetti e urbanisti ad uscire dall´ambito sino ad ora codificato della pratica progettuale per individuare strumenti di lettura e scrittura della realtà, corrisponde alla riflessione in ambito critico sul ruolo del progetto, sulle modalità di messa in forma delle volontà politiche piuttosto che delle necessità di marketing.
Saggio sull´architettura
Svolto in forma di saggio, questo testo analizza l´architettura della città di Mantova alla ricerca di una mantovanità intesa come insieme di caratteri specifici della sua identità culturali.
Nel ripercorrere diacronicamente gli eventi architettonici, dall´Umanesimo alla contemporaneit´, prendendo le distanze da una rigida impostazione di Storia urbana e tendente piuttosto a costituire un ideale proseguimento, opportunamente reinterpretato, degli studi sulle citt´ che un gruppo di architetti degli anni Sessanta tentarono nella fondazione di una Scienza urbana.
L´identità culturale della città è dimostrata nell´Architettura e verificata nelle altre arti: nella Musica, nella Pittura, nel Teatro, nella Letteratura, nella Poesia.
La tesi di fondo dimostra con approccio multidisciplinare l´ipotesi di una vera e propria officina mantovana, che importa i canoni razionali dei linguaggi ortodossi, manipolandoli, riadattandoli e trasformandoli in originali, nuovi linguaggi padani.
Architetti storici e compositivi a confronto
Nel novembre del 2003 si teneva a Parma un seminario dal titolo Scuola italiana di Architettura: crisi, continuità, evoluzione. Architetti-storici e architetti-compositivi a confronto dedicato al rapporto tra la componente storica e quella compositiva nell´avanzamento di un´idea di architettura.
Il seminario aveva l´obiettivo di raccogliere una serie di riflessioni, angolate rispetto ai diversi contesti geografici e culturali di appartenenza, da parte di alcuni esponenti della nuova generazione di architetti insegnanti di composizione, storia e critica dell´architettura, in merito ad una reciprocità necessaria tra il sapere storico e quello progettuale, quale dialettica distintiva della tradizione di molte scuole italiane.
Possiamo già sentirci oggi, a Parma, in una Food Valley? Tra città e territori in cui la cultura del cibo si rivela quale denotato antropologico prevalente? Il termine “food” rimanda innanzitutto alla priorità nutritiva e poi all’entità socio-economica e dell’innovazione scientifica, tra old e new economy, ma anche estetica, etica e simbolica, tra espressioni pagane, tradizione cristiana, nuovi stili di vita. Risulta in ogni caso evidente che al valore del cibo, quale componente necessaria al corpo e al suo benessere, non può non corrispondere la piena fiducia verso chi lo produce e lo distribuisce. Qui si apre la ragione dell’abbinamento al secondo termine, “valley”. Vale a dire il contesto, l’ambiente, i luoghi fisici e soprattutto gli attori sociali attraverso i quali si determinano le condizioni per la produzione di prodotti alimentari di qualità. La cultura del cibo e quella del luogo diventano allora un tutt’uno. Un unico prodotto. Dove la reciprocità si attua nella variazione e peculiarità degli apporti ma anche attraverso regole, comportamenti condivisi, selezione, predisposizione dei fenomeni e loro messa in forma, sviluppando processi non improvvisati di ricerca, conoscenza, progettualità attraverso cui ottenere quel quadro coerente di risultati da cui dipende la visività dei fenomeni stessi, quella che tendiamo a restituire genericamente quale “immagine”. Su questo importante tema diversi docenti dell’Università di Parma mettono a disposizione un primo, parziale quanto dimostrativo, quadro multidisciplinare di ricerche in corso, quale incentivo per l’avvio di un’elaborazione progettuale dedicata alla futura Valle del Cibo.
Can we in Parma really feel ourselves to be in a ‘Food Valley? Amongst cities and territories in which the culture of food is revealed as a prevalent anthropological denotation? The term ‘food’ mainly harks on nutritional priority followed by a socio-economic entity plus scientific innovation, amongst old and new economies, but also aesthetics, ethics and symbolism, amid pagan expressions and Christian tradition, and fresh life styles. It is clear at any rate the value of food, as a necessary component of the body and its wellbeing, cannot steer clear of inspiring complete confidence in those who produce and distribute it. Hence the reason for the association with the second term, ‘valley’. Namely, the context, the setting, the physical places, but above all the social players through whom are determined the conditions for the production of quality food products. The culture of food and that of the place then become one. A one-off product. Where reciprocity is actuated in the variation and peculiarity of the contributions, but also via rules, shared behaviour, selection, the predisposition of phenomena and their concretisation, by evolving non-ad hoc research processes, knowledge and project building through which to obtain that coherent pattern of results upon which depends the visibility of the actual phenomena, what we tend to render generically as an ‘image’. On this important theme various lecturers from the University of Parma have made available an initial, as partial as it is demonstrative, multidisciplinary swatch of ongoing research, as an incentive for the launching of a project dedicated to the future Valley of Food.
novità 2011
57 contributi di ricerca di ambito internazionale.
57 contributions from international research
Il volume raccoglie i contributi di ricerca dell'International call for papers Community/architecture promosso dal Festival dell'Architettura nell'edizione 2009-2010. Cinquantasette eterogenei contributi provenienti da diversi Paesi del mondo sul tema generale del Festival e suddivisi sulla base di tre focus tematici: Città e quartiere, Il congegno tipologico e le forme di aggregazione, Composizione architettonica e nuove tecnologie: architetture eco-virtuose.
This volume brings together research contributions in response to an International Call For Papers on Community/Architecture, under the auspices of the Parma Festival of Architecture in its 2009-2010 edition. Fifty-seven heterogeneous contributions from all corners of the globe on the general theme of the Festival subdivided on the basis of three different themes: City and Neighbourhood, The Typological Device and Forms of Aggregation, Architectonic Composition and New Technologies: Eco-Virtuous Architecture.
Contributi di ricerca di / Contributions from resarch by:
Spazio e società nel contesto contemporaneo dell'Emilia occidentale
Forum città emilia 1
Cosa significa oggi progettare lo spazio abitato tenendo conto del valore comunitario, dei fattori di aggregazione, dell'identità collettiva? In occasione del Festival dell'Architettura dedicato al tema Comunità-Architettura è stata sviluppata una ricerca a campione sul contesto emiliano (da Piacenza a Modena) a dimostrazione di come l'aspetto comunitario della città progettata si declini secondo ambiti, scale, tematiche e attori diversificati. Ne esce un quadro indiziario assai mutato rispetto ai modelli della tradizione, ma anche la consapevolezza che la fenomenologia delle forme insediative non può rinunciare ad una propria responsabilità comunitaria.
Contributi critici di:
Interventi di:
I confini della città moderna: grandi architetture residenziali. Disegni di progetto degli studi Aymonino, Fiorentino, Gregotti
Confrontare questi progetti, a trent´anni di distanza, mettendo da parte tutte le polemiche relative alle lunghe e incomplete realizzazioni, alla complessità delle dinamiche sociali e al difficile rapporto con la committenza e le amministrazioni locali, significa in un certo senso confermare il giudizio di Manfredo Tafuri che, nella Storia dell´architettura italiana 1944-1985, segnalava i loro esiti come "esempi di intervento residenziale di respiro internazionale", meritevoli di uno specifico approfondimento.
Attraverso gli schizzi preliminari, i disegni esecutivi e i modelli, raccolti negli studi degli architetti, affiancati da un´antologia delle prese di posizione della letteratura critica, questa ricerca intende sottolineare alcuni aspetti caratteristici che accomunano le tre opere: 1) gli autori sono tra i più noti protagonisti di una stagione di grande fermento, anche teorico, della cultura architettonica italiana; 2) i progetti sono il risultato di un´attenta ricerca scientifica sul tema della tipologia residenziale e sul rapporto dell´architettura con la città e il territorio; 3) le figure architettoniche e urbane proposte, nell´attualizzare il riferimento all´avanguardia moderna, costituiscono un modello alternativo di sviluppo alla diffusione incontrollata della periferia metropolitana.
Il laboratorio di progettazione del Festival dell'Architettura prima edizione, 20-26 Settembre 2004
Nel palinsesto programmatico del Festival dell´Architettura, il Workshop Europeo costituisce lo strumento per la costituzione di una rete universitaria di scuole d´architettura che ricercano un confronto approfondito su metodologie didattiche ed interessi di ricerca.
Al termine di una settimana esplorativa di lavoro comune e reciproca conoscenza, l´esperienza della prima edizione di Settembre 2004 è raccontata attraverso gli elaborati della mostra Scuole d´architettura d´Europa ed i progetti del Laboratorio che le tredici delegazioni hanno redatto condividendo il tema di un´area da riconfigurare nel centro storico di Parma.
I luoghi dell´Emilia occidentale ed il gioco compositivo della città
L'assetto dell´Emilia occidentale, terra di passo riprendendo la definizione leonardesca attribuita alla sola Piacenza, la sequenza dei suoi centri lungo la strada consolare e le varie polarit´ che ne caratterizzano la struttura urbana, sono gli esiti di una continua dialettica tra componente insediativi e componente infrastrutturale.
In quest´accezione il sistema territoriale, le citt´ ed i luoghi sono i tre livelli di approfondimento della sintesi storica sviluppata nel testo in termini dichiaratamente strumentali alla messa a fuoco di una condivisa identit´ di sistema e di specifiche idee di citt´.
A partire dalle premesse culturali e dall´esperienza metodologica della conosciuta tradizione italiana di ricerca in ambito urbano, lo studio, pensato come supporto didattico ai laboratori progettuali applicati, ripercorre il divenire del sistema policentrico emiliano e l´avvicendarsi delle diverse fasi delle sue citt´ indagandone i caratteri invarianti nei nuclei rappresentativi principali e delineando per ognuna di esse specifiche attitudini tipo-morfologiche.
In questa chiave una riflessione sull´identità urbana dell´architettura viene proposta come riferimento utile ad un fondamento epistemologico del progetto ed a un suo radicamento contestuale.
Concorso di idee riservato a studenti di architettura e ingegneria
Un´ Istituzione, la Camera di Commercio di Parma, si interroga sulle potenzialità fruitive di una grande sala interna alla propria sede, un tempo adibita alle contrattazioni.
Il Festival dell´Architettura viene chiamato ad interpretare il tema e a prefigurare possibili scenari. Ne nasce un concorso di progettazione, aperto agli studenti di architettura e ingegneria, per cominciare a capire la natura della riconversione funzionale e rappresentativa di uno spazio che si vorrebbe già considerare una nuova piazza coperta per la città.
Problemi e prospettive dell´architettura della Via Emilia
Questa ricerca sulla realtà insediativa della Via Emilia, tra Piacenza e Bologna, ha come obiettivo la restituzione di una conoscenza del rapporto virtuoso tra architettura e infrastruttura quale supporto di una progettazione capace di restituire un ruolo ordinatore, rappresentativo, e di conseguenza una qualità identitaria alla strada consolare e al territorio che attraversa
Il metodo di approccio rileva una fenomenologia della via Emilia piena di contraddizioni, riguardo alle ragioni insediative della congestione del traffico, alla perdita di permeabilità percettiva di una campagna sempre più erosa dalla virulenza della conurbazione, alla banalizzazione e caricatura espressiva dell´architettura che la abita, sino al caso, ormai frequente, di interruzione fisica e di tracciato, tra svincoli e tangenziali, a cui corrisponde un automatico azzeramento del suo valore simbolico.
Il primo esito della ricerca mette a fuoco le criticità ma anche le prospettive per una diversa strategia di trasformazione della Via Emilia, primo ed autentico monumento regionale da cui deriva il sistema policentrico emiliano.