Strasburgo tra architettura e territorio. Figure del paesaggio metropolitano
Strasburgo ha saputo costruire nei secoli un dialogo interessante con diversi spazi e superfici d’acqua. Contrariamente alla vicina Basilea, la città alsaziana si è tenuta a distanza dal grande fiume - il Reno - e l’ha utilizzato sia come risorsa che come elemento da cui difendersi. Costruita in una piana ai margini delle paludi del fiume, la sua architettura urbana ha declinato l’acqua come limite e frontiera, come piazza e strada, come superficie che valorizza prospettive, come passeggiata ricca di terrazze, come elemento della propria economia che disegna l’iscrizione della natura e del movimento nel paesaggio urbano. Ma tale dialogo, costante e diversamente costruito nel tempo, si è interrotto a partire dal momento in cui la città, nel suo esplodere, ha utilizzato altre risorse e si è lasciata plasmare dalle nuove linee che segnano il movimento e i percorsi del treno e dell’automobile. Strasburgo ha così dimenticato, nel corso dell’ultimo secolo, le importanti linee di forza prodotte dai canali e dalle loro isole, dalle piscine e dalle loro chiuse, dai fiumi e dai loro affluenti. Fasci di linee ferroviaire, grovigli di bretelle autostradali e il nuovo porto fluviale, isolato rispetto alla città, ne disegnano i confini e gli elementi del paesaggio architettonico alla scala metropolitana. Alla luce di tali cambiamenti, come pensare l’architettura del paesaggio metropolitano di una città come Strasburgo, letta e descritta a lungo attraverso la metafora dell’arcipelago, composto da centri e poli di aggregazione che si confrontano in modo gerarchico con il centro denso? Quali altre figure di progetto emergono, alla scala locale e globale, e come possono aiutarci a capire l’immagine architettonica d’insieme e le linee di forza di tale città?
Sotto:
il settore ovest del territorio metropolitano di Strasburgo, "Parc Naturel Urbain de la Bruche".
Analisi e progetti di studenti dell'ENSAS per il Concorso di idee Art Urbain - Robert Auzelle.
Disegni di Caroline Cauvin, Diane Philippe, Hervé Munch, Antoine Royer