Il reale e l’immaginario a Siracusa
Sin dall’antichità Siracusa è stata alimentata continuamente da una straordinaria fusione tra mito e realtà, tra la narrazione letteraria antica di Diodoro, Plutarco, Strabone, Tucidide, Livio, Virgilio, Cicerone e i mirabili resti dei monumenti antichi che hanno contribuito alla genesi del mito. Ancora oggi le leggende sembrano vere e l’immaginario si mescola con la città che si trasforma tra permanenze, innovazioni e continue riscritture.
Vincenzo Mirabella è stato uno dei principali interpreti del “rinascimento” siracusano, che ha contribuito all’inizio della storia moderna della città. Nella sua immaginifica rappresentazione delle “antiche Siracuse” riproduce una città “idealizzata” in cui fonde mito e realtà. Nell’accreditare il ricordo dell’antica grandezza, egli, raffigura una ipotetica megalopoli dell’antichità, abitata da circa un milione di abitanti; valutazione enfatizzata ed idealizzata della città più ricca e potente della Sicilia antica, colonia greca che contendeva il primato alla madre patria.
Mirabella, nel raffigurare la città antica ricostruisce un palinsesto atemporale, nel quale convivono le riscritture archeologiche dei resti superstiti della città antica, dei templi, delle fortificazioni, degli acquedotti, integrate ad immaginifiche ricostruzioni di tracciati viari, fortificazioni, una moltitudine di splendidi edifici, di vasti porti, ipotetiche ricostruzioni desunte da fonti greche e latine.
V. Mirabella, delle Antiche Siracuse 1717 vol. II, ricomposizione delle nove tavole